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Coronavirus
Green pass, da "salva estate" a tappo per l'economia: tutte le incognite

In Italia si discute da giorni sulla possibilità di un inasprimento del Green pass, la certificazione che permette di viaggiare liberamente perché sancisce o la vaccinazione completa (le due dosi) o la guarigione dal Covid o il possesso di un tampone negativo certificato. Lo si sta pensando anche per la possibilità di entrare nei bar, nei ristoranti e per l’utilizzo dei trasporti pubblici.

Tralasciando gli effetti economici, di queste possibili ulteriori restrizioni, su turismo e lavoro, entriamo nella certificazione per capire se siamo pronti.

Secondo i dati del governo in queste ore il 49,55% della popolazione italiana over 12 ha completato il ciclo vaccinale, cioè ha ricevuto le due dosi e può avere il Green Pass. Quindi un altro 50,45% della popolazione o dimostra di essersi curato il Covid, e per i guariti dal Covid non c'è certezza sul ricevimento di un certificato di negatività e in quali tempi, oppure si fa un tampone. I tamponi sono sempre a pagamento e la validità dura solo nelle 48 ore successive.

Restringendo il campo d'azione al turismo e agli spostamenti in Italia (sono previsti numeri ridotti di italiani che vogliono recarsi all’estero), il problema potrebbe presentarsi soprattutto se si è in salute, cioè negativi, ma in vacanza in regioni diverse dalla propria e questa è improvvisamente diventata arancione o rossa. I negativi devono dimostrare di esserlo con un tampone. Come faranno le regioni di accoglienza dei turisti, diventate improvvisamente a rischio o con focolai, a gestire migliaia di persone non positive che vogliono tornarsene a casa?

Si prevedono 22 milioni di connazionali in vacanza dentro i confini italiani. Secondo l’Istat (dati 2020) il 17,5% dei turisti vive nel Nord-ovest, area che origina il maggior numero di viaggi (32,2%) e il 13,2% nel Centro (22,3% dei viaggi), mentre le quote più basse riguardano i turisti residenti al Sud (5,3%, 9,2% in termini di viaggi) e nelle Isole (6,6% di turisti, 6,5% di viaggi). Toscana, Emilia-Romagna, Trentino Alto-Adige, Lombardia e Veneto sono le 5 regioni più visitate, alle quali si aggiunge la Campania. Queste 6 regioni accolgono complessivamente il 55,1% degli spostamenti interni, con quote che variano tra il 5,9% della Campania e l’11,5% della Toscana.

Tra il 40% e il 50% degli italiani visiterà il Centro e il Sud.

La strada maestra per molti è cercare di vaccinarsi per avere il Green pass e chiudere così la partita, come Pietro della provincia di Bologna, 35 anni: “Neanche ci credo nel vaccino ma per lavoro e comodità ho pensato di farlo e chiuderla lì”, dice ad Affaritaliani.it, “solo che ho scoperto che prenotandomi oggi faccio la prima dose ad agosto e potrei avere il Green Pass a ottobre. Dove vado?”.

Abbiamo così chiamato a caso una trentina tra centri specializzati e farmacie, in tutta Italia, per farci un’idea di massima e capire “la situazione” dei tamponi.

C'è chi, come ad esempio nella costa ionica calabrese, non ne sa niente e consiglia dei centri specializzati a un centinaio di chilometri di distanza: “So che li fanno in ospedale a Locri ma non so se lei da privato ne ha diritto, può provare sennò a Siderno e a Reggio Calabria”. Nel pisano bisogna prenotarsi una settimana prima. Così anche nella provincia di Firenze. Nel marchigiano: “Abbiamo solo il test da banco e non credo sia valido per quello che cerca lei”, ci rispondono, “dovrebbe andare in qualche centro specializzato”. Nella provincia di Isernia: “Sì, si fanno. Se prenota una settimana prima è meglio. Ci stiamo attrezzando per le vacanze”.

A una farmacia di Trento ci rispondono in modo opposto: “Li facciamo in giornata, molecolare e antigenico rapido”.

In molte farmacie di Bologna bisogna prenotarsi per tempo, una settimana prima. La risposta poi si ottiene entro qualche giorno. Stessa musica nel cuneese, nell’alto Veneto e a Verona.

In provincia di Lecce due farmacie ci raccontano che c’è ampia possibilità di fare i tamponi ma bisogna prenotarsi una settimana prima: “Per ora... oggi le richieste sono basse ma se c’è ressa e una situazione di semi chiusura non possiamo garantire nulla sui tempi. Tutti i colleghi in zona ci dicono la stessa cosa”.

Cilento: “Qui abbiamo pochi centri specializzati. Per adesso in qualche giorno si fa tutto ma se la situazione improvvisamente peggiorasse con un aumento dei numeri non possiamo garantire i tempi”.

Nel messinese: “Riusciamo a farli in giornata per adesso. Ma se la situazione cambia… non so”.

Siamo nella foschia di un quadro poco utile e al Sud con pochi centri specializzati.

La questione cardine è il possibile aumento delle persone che devono improvvisamente fare il tampone, per un cambio di colore della regione di accoglienza, e la difficoltà delle strutture territoriali, soprattutto quelle delle province ad assolvere alle domande in tempi celeri. Di fatto il pericolo di restare bloccati, soprattutto al Sud, potrebbe procurare un caso di difficile gestione e l’utilizzo distorto di un sistema, il Green Pass, nato per agevolare la mobilità. Diverrebbe a tutti gli effetti un mezzo per discriminare chi non si è voluto vaccinare o non l’ha potuto fare e non per agevolare turismo e lavoro in sicurezza.

 

 

 

 

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