I designer come nuovi sarti, mobili su misura con la cura di un abito
Un armadio o un tavolo “cucito” su misura, come un abito d’alta sartoria. Un piacere da toccare, accarezzare, usare ogni giorno.
È possibile, con i designer che lavorano custom made, che realizzano pezzi unici, su commissione, pensati e ideati per clienti privati. Oggetti quasi d’arte o da collezione, straordinari nella loro esclusività, capaci di “calzare” una e una sola casa. Anzi, una e una sola persona. Ettore Sottsass amava sottolineare che «l’architettura è il disegno di un luogo da abitare, e non da guardare».
Per gli oggetti che entrano negli spazi della vita quotidiana questo vale ancora di più. Ogni pezzo compone il puzzle soggettivo di una autobiografia d’uso e di sentimenti, intimità e condivisione. Per questo un designer non dovrebbe mai dimenticare che, come spiegava Sottsass, «gli oggetti possono diventare lo strumento di un rito esistenziale». Per alcuni creativi progettare su misura è un viaggio. Per altri un’occasione per conoscere meglio le persone e interpretarne carattere e personalità attraverso un oggetto pensato solo per loro.
Per Gian Paolo Venier , direttore creativo di Ivory Collections, l’oggetto per ora più declinato secondo i gusti dei privati è il suo baule, una citazione dei porta-abiti da viaggio del passato, ma in un materiale molto contemporaneo, il Corian (il mobile-baule Chatwin in Corian, nella foto in basso, in bianco, parte dagli 8 mila euro, ma c’è anche laccato arancio, Huxley, sempre da 8 mila euro). «Il mobile-baule è stato rivisitato già in 64 modi diversi, su misura per differenti occasioni e clienti», racconta Venier. «Per un appartamento che ho seguito a Trieste, dove è nato Ivory, sto progettando una versione secrétaire per la giovane padrona di casa. Che vuole usarlo per il suo mondo, i gioielli, il trucco, con una ribaltina su cui sedersi: un microcosmo privato, che si possa chiudere e proteggere.
Un boudoir moderno. Probabilmente in un colore inedito: petrolio». Nella collezione c’è anche un tavolo che per adesso è ancora un pezzo unico, Hemingway, “inciso” in noce Canaletto, all’interno, mentre l’esterno è in Corian bianco. Può essere personalizzato secondo i desideri del cliente (a partire da 14.600 euro). Venier ama la progettazione su misura, anche per gli abiti. «Lo trovo un meraviglioso esercizio d’immaginazione, oltre che un lusso. In genere siamo abituati a comprare degli oggetti che altri hanno scelto per noi, ma senza aver mai conosciuto, ovviamente. Invece prendere appuntamento da un sarto, e commissionare un abito o una camicia, oppure, perché no, andare da un designer e chiedere un tavolo pezzo unico, significa “guardarsi”, capire chi siamo e cosa vogliamo davvero.
Definirsi. Penso al mio cappotto in cashmere blu notte, che ho ancora: pensato per me, cucito per me». Non rifarsi a un catalogo già pronto, quindi, ma costruire qualcosa di speciale, partendo da un dettaglio. «Vorrei un cliente che arrivasse da me con una foglia d’albero, un pezzo di turchese, una briglia di cammello portata da un viaggio. E mi dicesse: partiamo da questo. Così i mobili da progettare diventano un “viaggio” da fare insieme, ricerca e coniugazione di mondi. E il risultato sarà tangibile, materico e unico: un tavolo, un armadio. Per sempre».
Davide Groppi invece, che disegna luci minimal e iper-poetiche. «Moreno Cedroni mi chiamò per illuminare il suo Sushi Bar Clandestino, un chiosco-palafitta in riva al mare, nella baia di Portonovo. Gli proposi di considerare la luce come “ingrediente” della cucina; e di pensare a una lampada mobile, da usare anche durante gli eventi esterni. La lampada Tetatet è nata così. Una luce “nel piatto”, con tecnologia led e a batteria. La batteria dura cinque ore e il fissaggio della lampada è magnetico. Ora il ristorante sulla spiaggia di Moreno è illuminato solo con le Tetatet, e l’atmosfera è davvero magica».
Quanto costano le sue luci su misura? La Tetatet, da 360 euro; Movie (in questa pagina, nella foto con Groppi), 2.141 euro; Sampei (foto a destra), da mille euro, a seconda che sia versione indoor o outdoor. Per Groppi, a ogni persona corrisponde una luce: così nascono le sue lampade su misura. «Ho sempre pensato che la luce migliore sia, semplicemente, quella di cui ogni persona ha bisogno».
Oltre l’illuminazione ad personam, le sue riflessioni da designer riguardano l’essenza della luce. «Vorrei progettare una luce senza fonte. È una mia antica fissazione. Ci sono andato vicino con il nostro progetto Nulla. Mi piacerebbe avvolgere le persone in una luce senza inizio e senza fine. Nello stesso tempo, mi piacerebbe costruire una macchina per “fare buio”. Sono pensieri ricorrenti, che faccio mentre cammino. Ho maturato l’idea che esista una sorta di intelligenza del cammino. È durante le mie passeggiate quotidiane che mi capita di riuscire a risolvere dei problemi, o semplicemente avere delle intuizioni meravigliose».
Altri designer che hanno spinto il su misura e la sartorialità anche dentro casa? Emiliano Salci e Britt Moran, Nika Zupanc, Pietro Russo.
…Continua su How to Spend it, in edicola da venerdì 7 novembre, con Il Sole 24 Ore
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