"Il royal baby? Marketing perfetto"
Enrica Roddolo, giornalista e scrittrice, autrice di molti volumi a sfondo storico e biografico, si occupa di attualità economica internazionale: è caposervizio nella redazione deIl Mondo, settimanale economico di RSC periodici-Corriere della Sera. Ha lavorato anche per radio e tv oltrechè per Il Sole 24ore e La Stampa.
I LIBRI (VALLARDI EDITORE): Dio salvi le regine! ![]()
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del presepio di Genny Di Virgilio
"Questo bambino è un magistrale esempio di marketing e comunicazione".
Così Enrica Roddolo, giornalista e scrittrice, esperta di dinastie reali (per Vallardi Editore ha pubblicato "Invito a corte" e "Dio salvi le regine!"), commenta con Affaritaliani.it l'attesa nascita dell'erede al trono britannico. "Un bambino che ha già cambiato molto lo stile della monarchia inglese e non solo. In generale ha rivoluzionato il modo in cui finora principesse e regine hanno vissuto la gravidazna, inserendosi in un percorso di avvicinamento tra monarchie e popolazione". Se nel mondo delle celebrities il pancione è stato sdoganato da tempo e mostrato con orgoglio su tutte le copertine dei giornali, per la prima volta Kate Middleton ha dato vita a una stagione mediaticamente positiva verso un bebè reale. "E lo ha fatto in modo davvero magistrale", prosegue.
Che differenze ci sono rispetto alle gravidanze di Diana?
"Diana era più timida ed era ancora nella fase iniziale della sua maturazione. Kate invece ha un'esperienza diversa e un carattere più decisionista e coraggioso. Ha anche un'altra età rispetto alla Lady D di allora e una cultura differente: si è laureata e ha avuto esperienza di lavoro nell'azienda di famiglia, mentre Diana, pur essendo di origini nobili e non borghesi come Kate Middleton, era più inesperta della vita. Lei, per esempio, aveva lavorato solo per qualche mese in un asilo. Ed è stata la stessa regina Elisabetta a volere che l'attuale duchessa di Cambridge, quando era ancora la fidanzatina di William, facesse esperienza lavorativa perché non crescesse troppo nell'ombra del suo futuro marito".
Quindi la regina stessa appoggia questo cambiamento e questa apertura, a differenza di quanto fece ai tempi di Diana?
"C'è stato un percorso di maturazione parallelo. Anche se noi vediamo le monarchie come qualcosa di immobile nei secoli o nei millenni, in realtà sono uno straordinario modello di adattamento. I Windsor si sono dimostrati i più abili, ma anche i sovrani belgi e olandesi hanno sapito aggiornarsi costantemente mantenendo però la facciata di sempre. Per dirla col Gattopardo, la bravura sta nel fare in modo che tutto cambia, nulla cambia".
Come questo cambiamento si è visto nella gravidanza di Kate?
"C'è stata una disponibilità decisamente maggiore verso i media come dimostra la sua presenza ripetuta ad eventi pubblici fin quasi alla vigilia del parto. Il nuovo messaggio era: il principe va atteso in modo più visibile. Comunque da questo punto di vista la madre di Elisabetta II fu già un'innovatrice: dopo il parto i cronisti furono invitati a entrare nella residenza di Burton Street per sandwich e tè".
Maschio o femmina, che cosa cambierà?
"Non molto a questo punto. Con lungimiranza la Regina ha cambiato la legge di successione al trono per cui ora è indifferente il sesso. Così come cambierà a breve anche l'assurdo vincolo per cui il futuro re non può sposare una persona di religione cattolica. Già da anni si dice che Carlo procederà a un'incoronazione multireligiosa e multiculturale".
E l'educazione del royal baby?
"Qui Diana aveva già cominciato dimostrando di voler seguire da vicino l'educazione dei figli. Questo bambino avrà sicuramente nanny in abbondanza, ma sicuramente Kate avrà un ruolo di primo piano. Dopo il parto, per esempio, si ritirerà in campagna vicino alla casa dei genitori per occuparsi del bimbo in totale serenità".
Elisabetta II ha deciso che il royal baby sarà principe di Cambridge.
"Una scelta per nulla scontata, come quella di nominare Kate duchessa di Cambridge. Non era assolutamente obbligata. Vuol dire che la regina ha capito la portata mediatica del bambino per il Paese. Lo stesso Cameron, quando seppe della gravidanza, disse con simpatia che il bambino sarebbe stato 'un aiuto alla monarchia', in senso economico e non solo. Come sosteneva il più famoso direttore dell'Economist, Walter Bagehot, non c'è nulla come come un matrimonio o una nascita reale capace di restituire energia a una nazione".
Che cosa potrebbe cambiare dopo la nascita?
"Chissà che questo bambino non spinga la regina Elisabetta, nel giro di qualche anno, a fare un gesto sorprendente. In fondo già oggi ci sono due eredi al trono nel pieno delle loro facoltà, ovvero Carlo e William. Il royal baby rappresenterà la terza generazione della successione al trono. Questo potrebbe spingere Elisabetta a passare lo scettro a Carlo con la speranza, o anche l'accordo, che lui lo passi a sua volta in tempi non troppo lunghi a William, più giovane e fresco".
Come le monarchie olandese e belga hanno dimostrato la loro apertura?
"Nel primo caso le regine Guglielmina e Giuliana, ancora prima di Betrice, hanno dimostrato apertura alla quotidianità, scendendo dal piedistallo e facendosi vedere fisicamente vicine alla popolazione. Quasi delle "sovrane in bicicletta", potremmo dire. In Belgio invece l'abdicazione di re Baldovino per Alberto, dopo le critiche subito nel periodo della guerra, e quella imminente di Alberto verso Filippo sono scelte moderne. Certo in questi Paesi l'incoronazione è più un'attribuzione di responsabilità, nella cerimonia non si vede nemmeno la corona. Manca quell'aura di sacralità che invece regna in Gran Bretagna".

I Windsor faticano a mostrarsi vicini alla popolazione.
"Vero, ma negli ultimi anni sono appunto già cambiati molto. Capita, anche se non di frequente, di vederli per strada. Questa prudenza è dovuta anche al fatto che loro sono mediaticamente i più acclamati nel mondo, anche in modo molto morboso. La stampa britannica è molto abile professionalmente, anche aggressiva in certi casi".
Un altro baby è in arrivo nel Principato di Monaco, figlio di Charlotte Casiraghi.
"Al momento a Monaco non esiste un erede al trono, tutti lo aspettano da Charlene. Sappiamo di figli avuti fuori dal matrimonio e riconosciuti da Alberto con un gesto di grande modernità, ma questi non avranno diritto alla successione. Eventualmente potrebbe subentrare Carolina oppure uno dei suoi figli. In ogni caso, anche per questa monarchia un grande capolavoro di comunicazione è stato compiuto da Grace Kelly, che è stata un vero e proprio spin doctor ancora prima che questo termine venisse coniato con Tony Blair. Lei ha saputo rivitalizzare un Principato che nessuno considerava più vitale, portando lì le star di Hollywood e organizzando eventi come il Ballo della Croce Rossa e il Ballo della Rosa. Alberto è quello che somiglia di più alla madre. Anche lui è stato un innovatore, per esempio, nel cogliere temi come l'ecologia e la sostenibilità già 15 anni fa, quando erano ancora per addetti ai lavori. E ha saputo anche slegare le sorti del Principato da quelle della vicina Francia".
Maria Carla Rota
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