Gallitelli e l'Arma, il piano di Renzi. Appello interno alla politica: "Chiarezza"
L'INTERVISTA DI AFFARI/ "Tentativi per far restare Gallitelli. Renzi non si pieghi ai generali" |
di Lorenzo Lamperti
@LorenzoLamperti
Il 31 ottobre si avvicina e tutto tace. A fine mese il generale Gallitelli dovrebbe andare in pensione e lasciare il comando dei Carabinieri, in seguito all'eliminazione del trattenimento in servizio dei dipendenti pubblici. Ma, secondo quanto apprende Affaritaliani.it, il piano di Renzi sarebbe diverso. Il premier vorrebbe prorogare l'incarico fino a giugno 2015, o almeno fino a dicembre, quando per il successore sarebbe pronto un nome gradito: il gen. Tullio Del Sette (capo di gabinetto del ministro della Difesa Pinotti) o persino quel Giuliani messo da parte dall'attuale comandante. Il tutto permettendo anche uno scivolo per Gallitelli verso altri incarichi, magari al Quirinale. La norma sulla P.A.? Un Cdm può aggirarla e rimandare la patata bollente dell'Arma insieme alla nomina, data per certa, di Franco Gabrielli (Protezione Civile) a nuovo capo della Polizia. Un tentativo sarebbe stato fatto anche con il Dpef. Ma se Pinotti passa alla Farnesina al posto di Mogherini le caselle possono sistemarsi anche subito... E intanto da ambienti del sindacato dell'Arma si alza un appello alla politica per fare chiarezza su una situazione che, grazie al silenzio, rischia di non cambiare...
IL PROBLEMA - La questione, come ha raccontato Affaritaliani.it, è la seguente: il nuovo testo di riforma della Pubblica Amministrazione, varato dal governo Renzi prima dell'estate, ha portato anche all'eliminazione del cosiddetto "trattenimento in servizio" dei dipendenti pubblici. Il caso è scoppiato dopo le indiscrezioni giornalistiche di Panorama sul trasferimento del generale Giuliani, che sarebbe stato messo da parte da Gallitelli con l'intento di escludere possibili concorrenti al comando. Anche l'aggiustamento del Colle, il comma 4 all'articolo 1, è caduto in seguito a un emendamento M5s sostenuto anche dal gruppo Pd (che forse aveva trascurato gli effetti collaterali), escludendo così la possibilità di una deroga per quanto riguarda militari e forze di Polizia, anche se sull'argomento dentro l'Arma esistono anche pareri discordanti. Fatto sta che, a norma di (nuova) legge, sembrerebbe che il generale Leonardo Gallitelli, 66 anni, debba andare in pensione a fine ottobre, seguito da Arturo Esposito dell'Aisì, al netto di chi sostiene che la norma non sia applicabile sui militari. Un bel terremoto, visto che il comandante uscente non avrebbe la possibilità di entrare in qualsivoglia gioco di successione. Fatto sta che sulla vicenda è piombato un profondo silenzio ufficiale (e pure ufficioso) e a poco più di dieci giorni dal 31 ottobre nessuno sa che cosa succederà.
LA STRATEGIA DEL SILENZIO - Mantenere il silenzio sull'argomento fino al 31 ottobre potrebbe favorire la permanenza di Gallitelli al comando dell'Arma. Nonostante la legge Madia sul punto sembri piuttosto chiara, infatti, si potrebbe arrivare al 1° novembre con tutta una serie di pensionamenti, per così dire, "improvvisi", che potrebbero far sì che la politica sia chiamata a mettere una toppa temporanea, rimandando l'addio dello stesso Gallitelli, che potrebbe anche far pesare il fatto che potrebbe esserci nessun successore pronto da un giorno all'altro a prendersi la responsabilità della guida dell'Arma. In realtà, il previsto terremoto dei pensionamenti potrebbe essere meno grave di quanto si dice. Fossero davvero 500 i comandanti di stazione da cambiare dall'oggi al domani, applicando la legge sull'ausiliaria, il caos ci sarebbe eccome. Ma in realtà il numero sarebbe molto più esiguo, intorno alle 100 unità. I militari di truppa in ausiliaria sarebbero infatti 320, 70 brigadieri e 250 marescialli, dei quali solo il 35-40% comandanti di stazione, con tutti gli altri impiegati nelle legioni e nei comandi provinciali in ufficio.
PIANO A E PIANO B - Ma, oltre i silenzi, un piano, pure politico, ci sarebbe. Il piano, o l'idea o come la si vuole chiamare, sarebbe direttamente di Matteo Renzi. Secondo quanto apprende Affaritaliani.it, il premier vorrebbe infatti lasciare Gallitelli in carica fino a giugno 2015, o almeno fino a dicembre 2014, concedendo dunque una proroga. Il come si possa riuscirci, evitando così l'applicazione della nuova norma sulla P.A., non è ancora chiaro. Ma l'intenzione di farlo ci sarebbe, magari attraverso un apposito consiglio dei ministri. Un tentativo sarebbe stato fatto proprio negli scorsi giorni, quando si sarebbe cercato di inserire la proroga di Gallitelli in mezzo al Dpef. Un tentativo fallito. Ma non si escludono altri tentativi, ricordando che proprio l'ultima seduta del governo Monti, tramite un decreto, allungò il comando di Gallitelli fino al 31 dicembre di quest'anno. Sembra che Gallitelli, dopo aver sondato il terreno tramite il generale Saltalamacchia, abbia ricevuto la disponibilità da parte di Renzi a fargli tenere il comando dell'Arma ancora per qualche mese. Una mossa che potrebbe anche riavvicinarlo al ruolo tanto ambito di consigliere della presidenza della Repubblica. E soprattutto una mossa che rinvierebbe la patata bollente dell'Arma a tempi meno grami per Renzi. Già, perché ora la successione a Gallitelli sembra non essere pronta. Storia diversa a giugno, quando il premier potrebbe contare su un nome a lui gradito come, il generale Tullio Del Sette (attuale capo di gabinetto del ministro della Difesa Pinotti), o persino quel Vincenzo Giuliani trasferito nel luglio scorso dall’Interregionale Pastrengo al Comando delle scuole, mentre potrebbe ritagliarsi un ruolo di primo piano anche quel Saltalamacchia che al momento non è tra i papabili perché non possiede il grado necessario ad aspirare al comando. Certo, esiste anche l'ipotesi che il piano A fallisca, che la nuova norma venga applicata anche ai danni di Gallitelli e che il generale debba lasciare il comando dell'Arma a fine ottobre. A quel punto, si potrebbe anche uscire dalla prassi della nomina interna e chiamare qualcuno dall'esercito, come per esempio il capo di Stato maggiore Claudio Graziano, fermo restando che esistono anche vari altri nomi interni che possiedono i requisiti per assumere quel ruolo, come per esempio Saverio Cotticelli, Antonio Ricciardi, Franco Mottola, Ugo Zottin o Umberto Pinotti. E non si può trascurare il fatto che proprio il 1° novembre diventerà effettiva la nomina di Federica Mogherini ad Alta rappresentante dell'Unione Europea per gli Affari Esteri. Si dovrebbe così aprire un risiko che potrebbe portare Roberta Pinotti alla Farnesina, liberando di fatto Del Sette per la corsa al comando dall'Arma sin da subito. Insomma, a Renzi non dispiacerebbe occuparsi dell'Arma insieme alla Polizia. E proprio a giugno 2015 molte voci danno per certa la nomina a nuovo capo della Polizia dell'attuale numero uno della Protezione Civile, Franco Gabrielli. Ma non è escluso che le caselle si riposizionino già tra un paio di settimane...
L'APPELLO ALLA POLITICA - Nel frattempo ambienti del sindacato interno all'Arma esprimono ad Affari la voglia di chiarezza. Legge Madia o norme militari? Gallitelli proseguirà il suo comando oltre il 31 ottobre smorzando (almeno per ora) le ambizioni di altri generali oppure sarà davvero costretto a lasciare? L'appello alla politica e al ministero della Difesa: fate chiarezza. E intanto il 31 ottobre si avvicina...