Covid-19, la storia di un "carrello nuovo". Le foto dei nuovi poveri di Milano
Sono le foto per il pane… Loro, i nuovi poveri,si avvicinano timorosi al campus della Bocconi, che molti confondono per dei nuovi silos.. Nella zona, c’era un tempo la centrale del Latte…
Allora si scherniscono, all’arrivo dei famelici teleoperatori . Qualcuno si mette il sacchetto giallo della Esselunga sulla testa: è lo strano emblema dei senzapane nella lunghissima fila, e il sacchetto giallo diventa una cìomica maschera di carnevale. “ Non vogliamo essere ripresi, i nostri amici che direbbero?”, sentenzia un ciclista.
Si capisce che quasi tutti sono ex operai privi della schiscetta quotidiana,alla fame per la chiusura dei cantieri e delle fabbriche: ex camionisti, artigiani, lattonieri, meccanici.. Si coprono il volto, si alzano la mascherina anticovid…Si vergognano di essere lì. E poi con il carrello della spesa, arrivano alle 9 le donne anziane delle vicine case popolari. Ma dalla linea 94 , poi scendono a frotte le donne rom, le maghrebine di via degli Etruschi , ogni cortile di casa popolare ha la sua dolente nonna con borsa della spesa, dal Giambellino, dal Lorenteggio, da San Siro.
Tutti si mettono in fila, in silenzio, con gli occhi bassi, studentesse, tate ucraine, ex badanti, giovanotti disoccupati, i tanti Umberto D. un poco schiacciati contro le impalcature del campus che macina gli ultimi lavori . Infine le donne anziane approdano al banco , sollevano le borse vuote, le riempiono di quel ben di dio che la misera pensione nega loro da decenni. Non ci sono foto belle o brutte, solo foto scattate da vicino o da lontano ( citazione di Robert Capa, fondatore della Magnum) dice un fotoreporter che riprende i volti ìdavanti allo sportello del Pane Quotidiano.Una giovane volontaria nella sua gialla felpa, degna di un cinegiornale di Zavattini ai tempi del neorealismo, regala un carrello nuovo a un operaio disoccupato. “ Vi voglio belli e nuovi , se arrivi ancora con il tuo carrello tutto stracciato non ti do da mangiare”dolcemente rimprovera. Sorride, saluta, e ogni giorno va in scena in viale Toscana il film della nuova fame.
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