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Cronache
Croce Rossa Militare, tutti i rischi della smilitarizzazione
Terrorismo, Libia, emergenza migranti, e chi più ne ha più ne metta. In un momento nel quale l'allarme sicurezza è più vivo che mai non possiamo permetterci di perdere nessuna competenza. E invece è quanto si rischia in Italia, con la smilitarizzazione del Corpo Militare della Croce Rossa.
Tutto nasce con il decreto legislativo Balduzzi n. 178 del 2012, voluto dal governo Monti, il quale dispone la riorganizzazione dell'Associazione italiana della Croce Rossa ma, in realtà, ne determina la privatizzazione. Lentamente il Corpo Militare della Croce Rossa Italiana sta subendo il riordino con tagli che si sono fatti sentire su strumenti, contingente e addestramento. Il Corpo Militare si avvale della competenza e della passione dei riservisti (oltre 17000 uomini) e dei 780 effettivi attuali, chiamati in causa quando la situazione si fa davvero dura.
Qualche esempio? Le missioni Triton o Resolute Support ma non solo. Attualmente il Corpo Militare della Cri è l'unico in grado di affiancare la Marina Militare nel complicato processo di recupero dei corpi senza vita dei migranti che giacciono nel Mediterraneo. Anche la Marina non vedrebbe di buon occhio la smilitarizzazione del Corpo Militare della Cri poiché, in tal caso, l'attività del recupero dei corpi sarebbe praticamente compromessa. Il premier Renzi ha garantito all'Unione Europea che l'Italia avrebbe portato a termine tale attività. Per questo sarebbe un controsenso la smilitarizzazione della Cri.

La smilitarizzazione rischia di far perdere un grande patrimonio di esperienza e formazione ultracentenaria di un contingente impegnato in missioni rischiose insieme alle Forze Armate. I militari transiterebbero in ruoli civili, probabilmente in qualche ministero, e le loro importanti competenze andrebbero perse. Basti pensare alla fondamentale azione di supporto sanitario alle operazioni di disinnesco degli ordigni bellici e tutte le attività di biocontenimento e decontaminazione.

Attività fondamentali anche nell'ottica di attività antiterrorismo, nelle quali il Corpo Militare della Cri è chiamato a supportare le Forze armate. Tra gli altri compiti, infatti, c'è quello di garantire la decontaminazione nello sventurato caso di attacco terroristico (e purtroppo le notizie di queste settimane gettano l'inquietante dubbio che i jihadisti possano entrare in possesso di armi biologiche o persino chimiche). Ma non solo. E' fondamentale l'impegno della Corpo militare anche per la prevenzione e il controllo dei flussi migratori.

A Catania e Taranto, per esempio, ci sono due avamposti di biocontenimento in grado di prevenire la diffusione di epidemie come l'Ebola e organizzare poi il trasferimento dei malati nei centri medici specialistici del Sacco di Milano e dello Spallanzani di Roma.

Tante e importanti competenze che l'Italia non può permettersi di perdere in quanto con la smilitarizzazione non ci sarebbe più la garanzia di funzionamento delle attività perché tutto il bacino di personale effettivo verrebbe a mancare. Insomma, un corpo che funziona, è efficiente e costa poco è a rischio per sostituirlo non si sa bene con che cosa. Forse chi di dovere dovrebbe farci una seria riflessione prima di pregiudicare questa importante mole di esperienza e professionalità.

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