Il dibattito sull’opportunità di modificare certi messaggi più o meno celati dietro storie e favole da sempre compagne della nostra infanzia è oggi più che mai vivo. Per questo a Firenze il laboratorio proposto per alcune delle classi elementari e medie della scuola Marconi di via Mayer allo Statuto ha fatto scoppiare un polverone. Ci sono dei punti del programma – illustrato durante un consiglio di classe – che hanno mandato sulle furie molti genitori.
Al primo punto del progetto promosso da Ireos Onlus – Centro Servizi Autogestito Comunità Queer (termine quest’ultimo che prende il nome dalla teoria che mette in discussione la naturalità dell’identità di genere, dell’identità sessuale e degli atti sessuali di ciascun individuo, affermando invece che esse sono interamente o in parte costruite socialmente) si parla di «individuare gli stereotipi di genere presenti in fiabe, racconti, personaggi dei cartoni animati, giocattoli, mass media e nella realtà della vita quotidiana». «In una quarta - ha raccontato un genitore - c’è una maestra che durante le lezioni d’inglese fa recitare ai bambini i ruoli delle femmine e alle bambine quelle dei maschi. In un dialogo un bimbo fa Lilly e una bimba fa Arthur».
"Questi” tuona Simona Baldassarre, Eurodeputato della Lega, “sono i primi risultati dell'anti-democratico DDL Zan, tanto caro alle sinistre: violenza psicologica per indottrinare i bambini sin dalle prime fasi dell'istruzione. Vengono censurate fiabe come Cappuccetto rosso, in nome del politically correct. Questo Governo abusivo allunga le mani sui nostri bambini. Si lascino liberi di crescere e si rispetti il ruolo educativo primario di ogni famiglia”.
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