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Cronache
Forestale addio, ricorsi in vista: riforma a rischio paralisi per 2 anni

Corpo forestale addio, inizia il conto alla rovescia per la soppressione della quinta forza di polizia italiana che, secondo il decreto legislativo derivante dalla legge Madia, dovrà essere assorbita nell’Arma dei carabinieri. Il decreto legislativo è, in questi giorni, al vaglio del Consiglio di Stato e poi passerà alle competenti commissioni parlamentari. Il Governo ha fretta di chiudere la partita entro il mese di maggio. “Spesso la fretta è cattiva consigliera”, tuona Marco Moroni, segretario generale del Sapaf, il sindacato dei forestali capofila della battaglia contro la “militarizzazione forzata delle funzioni di polizia ambientale”.

Ed è proprio questo il punto che rischia di bloccare la riforma: obbligare, infatti, migliaia di appartenenti al Corpo forestale, assunti come operatori civili, a indossare le “stellette” e a rinunciare ad una serie di diritti e prerogative che non sono previste nel mondo militare, potrebbe aprire la via ad una serie di ricorsi giurisdizionali che paralizzerebbero tutto per un anno o due. “Il personale non vuole essere militarizzato – dice Moroni – e noi siamo pronti a far presentare migliaia di ricorsi al TAR che, a quel punto, finirebbero giocoforza alla Corte Costituzionale. Laddove i ricorsi venissero accolti, la dispersione delle professionalità dei forestali sarebbe massima, contravvenendo proprio la delega che indica nel mantenimento dell'unitarietà delle funzioni e delle stesse professionalità come punto cardine della riforma.

Una soluzione di compromesso esiste e noi al Governo abbiamo mandato un chiaro segnale, anche attraverso il responsabile sicurezza del PD, l’on. Emanuele Fiano, che ringraziamo per la linea di dialogo che ha sempre mantenuto aperta”. Il compromesso potrebbe essere trovato istituendo, nell’ambito dei carabinieri, un reparto civile dove far transitare la maggior parte dei forestali: “Per altro – dice ancora Moroni – una scelta di questo tipo sarebbe in linea con lo spirito della legge delega che parla di mantenimento dell’unitarietà delle funzioni. Ad oggi, invece, le previsioni sono quelle di uno spezzettamento con circa 7.000 forestali destinati a transitare nei carabinieri, 400 nei vigili del fuoco, 150 nella finanza, 120 nella polizia oltre ad un reparto civile nell’ambito del Mipaaf e a passaggi verso altre amministrazioni dello Stato. Si tratta di numeri indicativi che saranno precisati nel decreto legislativo”.

Il Governo accetterà questa proposta? Difficile dirlo. Quel che è sicuro è che il decreto tocca anche le altre forze dell’ordine, stabilendo ad esempio che la polizia di Stato debba operare principalmente nelle città mentre i carabinieri avrebbero il predominio del restante territorio. “Il nodo vero – conclude il sindacalista del Sapaf – è quello della unitarietà delle funzioni di polizia ambientale che non viene rispettata e che, oltre a disperdere professionalità, creerà soltanto confusione e sprechi. E’ vero, infatti, che le queste funzioni sono destinate ai carabinieri, ma è anche vero che polizia e finanza manterrebbero intatti i propri uffici che si occupano di reati ambientali. La cosa gravissima, per quel che ci riguarda, è lo smantellamento del servizio Cites della forestale, che si occupa di commercio internazionale delle specie animali e vegetali minacciate d’estinzione. Appena due mesi fa, proprio da una indagine dei nuclei operativi e dei servizi territoriali del Cites è venuto fuori che il traffico internazionale di avorio, che produce ricavi annui miliardari, è una delle fonti di finanziamento primarie del terrorismo e dell’Isis. Con la soppressione del Corpo forestale la Cites sarà smantellata: la parte investigativa andrà ai carabinieri, quella autorizzatoria al Mipaaf e le competenze doganali alla finanza. Non è questa la strada per rafforzare l'apparato della sicurezza italiano, anche alla luce del delicato momento che stiamo vivendo dopo gli attentati di Bruxelles e delle altre capitali europee".

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