Green pass, università in mobilitazione: 30.000 studenti contro l'obbligo
Coordinamenti nazionali, stesure di carte dei valori, riunioni fisiche: gli studenti universitari italiani si mobilitano. L’obiettivo è solo uno e prescinde da steccati ideologici e posizioni pro o anti vax: eliminare un provvedimento che, per dirla con parole di uno di loro, “è discriminatorio e umiliante”. Si parla del Green Pass, che è motivo di discussione dalle Alpi alla punta dello stivale.
Il gruppo più numeroso è quello de La Sapienza (quasi 5.000 partecipanti) seguito da Milano (1500 circa) e poi, a scendere, atenei di Firenze, Genova, Pisa, Salento, Cagliari, Pavia. Poi, c’è il gruppo misto (Piemonte Orientale, Trieste, Luiss, Foggia, Molise e tante altre) che annovera 13.400 persone. Le argomentazioni affrontate nelle chat spaziano su tematiche sanitarie, legali, sociali, ma al centro resta, posta dagli amministratori, la questione dell’illiceità del provvedimento sul fronte dei diritti fondamentali dell’essere umano.
Qualcuno parla di petizioni come quella dell’avvocato Granara, per evitare che il decreto sul Green Pass venga convertito in legge. Altri sostengono che i rettori dei singoli atenei debbano disconoscerlo, in quanto incompatibile con la normativa europea.
Altri azzardano “occupazione e autogestione di tutti gli atenei e delle scuole con forum di ricercatori alternativi, auto aggiornamenti di studio e brain storming no stop trasmesso in streaming, come ipotesi di lotta culturale”.
Una ragazza segnala la necessità di evidenziare potenziali infiltrati “di ogni parte della politica, che in questo momento è favorevole alla ghettizzazione”, perché “atti a rovinare forme pacifiche e fondate di protesta”.
Quel che accomuna ogni forum è l’inammissibilità della forzatura, non solo in virtù delle spese che uno studente non vaccinato si troverebbe ad affrontare per andare a lezione o sostenere esami. Scrive una giovane donna, “al di là del vaccino e della sua utilità, i governi stanno violando 60 anni di chiacchiere sui diritti, sulla democrazia, sulle libertà..qui deve essere chiaro che non è possibile chiedere una tessera e discriminare su base sanitaria per entrare in un cinema o esercitare il diritto allo studio. Togliere i diritti civili e dire te li ridiamo solo dopo la punturina è un ricatto, una purga”.
Qualcuno, nella rete Milano (1500 membri) cita anche gli studenti transgender e le difficoltà che potrebbero insorgere in termini di privacy, perché la app di verifica rende visibile nome e cognome a chiunque scansisca il QR code e alcune persone potrebbero non avere ancora ottenuto la rettifica dei dati anagrafici . e sostiene che il GP è discriminatorio e umiliante per motivi diversi.
(Segue...)
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