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Cronache
I ristoratori campani in auto verso Roma: "Siamo allo stremo, settore a terra"

No al divieto di asporto alle 18 per bar e ristoranti, sì all’apertura dei locali sette giorni su sette senza limitazione di orario. E’ montata di buon’ora la protesta degli operatori del settore horeca della Campania (Ristoratori campani) che stamattina si sono dati appuntamento presso l’area di servizio di Teano per proseguire il loro malcontento a Roma. Prima il lockdown a marzo, poi la lenta riapertura delle attività in primavera cin i primi timidi segnali di ripresa, fino a ripiombare nella crisi più profonda a Natale con le ordinanze del governo, i ristoratori non ce la fanno più e le prospettive non sono delle migliori. Una nuova stretta potrebbe comportare ancora più gravi danni per un settore, l’horeca, a rischio collasso.

“Come si può proseguire un’attività con le ordinanze in mano?”, sostengono. “Non c’è turismo, né gente che accede ai locali per paura e per le prescrizioni governative e regionali. Il 19 dicembre avevamo investito, acquistato derrate alimentari per il consumo immediato e richiamato al lavoro il personale in vista dei pochi giorni di apertura previsti per l'indomani in giallo. Il pomeriggio abbiamo appreso invece che la Campania si sarebbe colorata dal giorno dopo di arancione per un provvedimento improvviso del governatore De Luca”.

A Roma i manifestanti sperano di essere ricevuti dai rappresentanti dei ministeri interessati ai quali sottoporranno una serie di proposte. Come l’apertura degli esercizi, già da tempo adeguati alle norme di sicurezza Covid, fino alle 24 incluso il sabato e domenica; l’abbattimento delle imposte e tasse per il 2020 e 2021; l’annullamento degli oneri fiscali, tributari, contributivi e condoni degli anni precedenti, il cui onere non può ricadere sui prossimi esercizi che vedranno una forte contrazione del mercato. E, ancora, l’accesso al credito bancario agevolato e finanziamenti a fondo perduto; il riconoscimento di un indennizzo immediato per i costi fissi di impresa (fitti, componenti energetiche); l'assorbimento degli oneri contributivi del personale,da parte dello Stato per i prossimi tre anni; l’allargamento della fascia protetta anche per gli over 30; infine, il riconoscimento di indennizzo minimo, anche per le attività aperte dal primo gennaio 2019, indipendentemente dal fatturato e finora escluse da qualsiasi ristoro, e il riconoscimento di ristori anche per l’indotto del settore, come  le aziende vinicole e casearie.

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