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Cronache
Immigrazione, rapporto Caritas-Migrantes: calano i musulmani, 2 mln vaccinati

Immigrazione, rapporto Caritas-Migrantes: sono 2 mln gli stranieri vaccinati. Calano i musulmani ma aumenta la disoccupazione

Il numero di persone che vivono fuori dal proprio Paese di origine ha raggiunto nel 2020 la cifra record di 280,6 milioni (+8,4 milioni rispetto all'anno precedente) ovvero il 3,6% della popolazione mondiale. Lo registra il XXX Rapporto Caritas- Migrantes presentato oggi a Roma. Nel dettaglio, la maggior parte dei migranti internazionali proviene da Paesi a reddito medio, mentre solo il 13% da Paesi a reddito basso, anche se la quota di questi è aumentata significativamente negli ultimi 20 anni in concomitanza con la crescita delle crisi umanitarie che hanno interessato molte aree del pianeta. 

A livello continentale, l'Europa continua ad essere l'area più interessata dalla mobilità umana, con quasi 87 milioni di migranti, molti dei quali sono cittadini europei che si sono spostati all'interno dell'area Schengen. Il Nord America ospita il secondo maggior numero di migranti, per un totale di quasi 59 milioni di persone; seguono il Nord Africa e il Medio Oriente, con quasi 50 milioni. Negli ultimi 20 anni la crescita più sostenuta è stata registrata non solo in Europa, con 30 milioni di migranti in più, ma anche in Africa Settentrionale e in Medio Oriente, che insieme hanno visto un incremento della popolazione migrante pari a circa 29 milioni di persone. Il notevole incremento di migranti nella regione nordafricana e mediorientale è stato determinato da un importante apporto di rifugiati e di richiedenti asilo che in queste due regioni, dal 2000 al 2020, hanno superato i 9 milioni di persone, soprattutto a causa del conflitto siriano.

Per quanto riguarda i Paesi con il maggior numero di presenze di cittadini stranieri, gli Stati Uniti d'America si confermano la principale destinazione dei migranti internazionali, con 51 milioni di migranti nel 2020, pari al 18% del totale mondiale. Seguono la Germania con circa 16 milioni, l'Arabia Saudita con 13 milioni, la Federazione Russa con 12 milioni e il Regno Unito con 9 milioni. Delle prime 20 destinazioni, ben 17 sono rappresentate da Paesi a reddito alto o medio-alto e, di questi, la maggior parte si trova in Europa. Con riferimento ai Paesi di origine, l'India rimane al vertice della classifica: nel 2020 ben 18 milioni di indiani vivevano al di fuori del Paese. Altre importanti diaspore sono quella messicana e russa, con 11 milioni di emigrati ciascuna. Seguono quella cinese (10 milioni) e siriana (8 milioni).

Circa l'origine dei migranti forzati, i dati riferiti al 2020 evidenziano una realtà molto polarizzata in due aree del pianeta: il Medio Oriente e il Sud America. Un quinto degli sfollati registrati a livello globale proviene dalla Siria (6,7 milioni) mentre in un caso su sei dalla Palestina (5,7 milioni). Il Venezuela ha il terzo maggior numero di sfollati internazionali al mondo, con oltre 4 milioni di profughi all'estero. 

Immigrazione, rapporto Caritas-Migrantes: "Stranieri penalizzati nel ricevere sostegno dallo Stato"

I cittadini stranieri risultano penalizzati nel beneficiare del reddito di cittadinanza e anche nell'accesso e fruizione dei bonus governativi. Il Rapporto Caritas 2021 ricorda che per "fronteggiare l'emergenza epidemiologica sono state introdotte, con il "Decreto Cura Italia" e successivamente prorogate con il "Decreto Rilancio", il "Decreto Agosto" e il "Decreto Ristori" per tutto l'anno 2020 misure straordinarie di sostegno alle imprese in materia di trattamento ordinario di integrazione salariale, di assegno ordinario dei fondi di solidarietà, di cassa integrazione in deroga. Sono stati inoltre introdotti bonus destinati a categorie specifiche di lavoratori e di supporto alle famiglie (congedi e bonus baby-sitter)". 

Ebbene, l'incidenza media dei cittadini extracomunitari su queste misure si attesta sul 9-10%, ad eccezione del bonus autonomi, dei congedi parentali e del bonus baby- sitter, in cui si ferma al 3-4%, a conferma della generale difficoltà nell'accesso alla presentazione della domanda da parte dell'avente diritto e la scarsa appetibilità di misure che possono essere difficili da sostenere in caso di salari già contenuti (come il congedo parentale).

Come già rilevato nello scorso Rapporto, anche la misura attualmente in vigore per il sostegno alle persone in povertà, il "Reddito di cittadinanza", presenta dei limiti enormi legati alla copertura degli stranieri, dal momento che uno dei requisiti di accesso prevede la residenza in Italia di 10 anni, di cui gli ultimi due in via continuativa. " I cittadini stranieri già nella situazione pre-pandemia scontavano un doppio svantaggio: la permanenza in condizioni di povertà e un'insufficiente protezione attraverso la misura ordinaria di sostegno al reddito per le persone in difficoltà economica. Data questa situazione di partenza, - annota il Rapporto - l'irruzione della pandemia ha reso urgente prevedere interventi che compensassero i difetti di copertura delle misure vigenti. Gli interventi messi in atto per fronteggiare la pandemia si sono caratterizzati per elevato livello di frammentazione, complessità amministrativa, deboli azioni di supporto all'accesso, che non hanno fatto altro che compromettere la capacità di raggiungimento della popolazione straniera".

Immigrazione, rapporto Caritas-Migrantes: "Aumenta la disoccupazione tra gli stranieri, donne le più colpite"

Il Rapporto Caritas-Migrantes 2021 analizza anche l'impatto della pandemia sulle condizioni lavorative dei cittadini stranieri e registra il fatto che la "condizione occupazionale dei lavoratori stranieri già presenti in Italia ha subito un forte contraccolpo a causa della pandemia, sia per la chiusura di molte attività lavorative in settori con un'importante incidenza di cittadini stranieri sia per la prosecuzione di altre, essenziali per il soddisfacimento di necessità primarie, e da svolgere necessariamente in presenza, che hanno comunque esposto i cittadini stranieri o al rischio di sfruttamento lavorativo o a quello di infezione da Covid-19.

A questo si aggiunge la più alta probabilità dei cittadini stranieri di detenere tipologie contrattuali più precarie e dunque più legate al rischio del mancato rinnovo contrattuale". Nel dettaglio, Il tasso di disoccupazione dei cittadini stranieri (13,1%) è superiore a quello dei cittadini italiani (8,7%), mentre il tasso di occupazione degli stranieri (60,6%) si è ridotto più intensamente, tanto da risultare inferiore a quello degli autoctoni (62,8%). Le donne immigrate hanno sofferto la crisi molto di più dei loro omologhi di sesso maschile, con una riduzione del tasso di occupazione due volte maggiore. Più colpiti gli occupati in alberghi e ristoranti (25,2% degli Ue e 21,5% degli extra-Ue) e altri servizi collettivi e personali (27,6 % degli Ue e 25,2% degli extra-Ue).

C'è inoltre una quota rilevante di lavoratori, che nel 2020 ha superato i 2 milioni di persone (+10,9% dal 2019), che è incerta sul proprio futuro al punto tale da ritenere di poter perdere il proprio impiego. L'analisi del fenomeno ha tenuto conto anche del livello di istruzione. Così, mentre per gli italiani il timore di incorrere in un evento infausto si riduce parallelamente all'aumentare del livello di istruzione - confermando come il possesso di competenze più elevate fornisca una maggiore sicurezza dinanzi al manifestarsi di rischi - questo non accade tra gli stranieri extracomunitari. La quota di lavoratori extra-Ue laureati che nutrono timori sulla propria condizione professionale (15,0%) è addirittura maggiore non solo dei diplomati (13,1%), ma anche di chi ha al più la licenza media (14,7%). In questo caso il titolo di studio non costituisce una garanzia di stabilità occupazionale, probabilmente in ragione del fatto che anche chi ha elevate competenze svolge mansioni a bassa specializzazione.

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