
"A causa della crisi economica internazionale abbiamo meno soldi per prevenire il virus dell’influenza aviaria ". Lo dice Joun Lubroth, veterinario e capo dell’Organizzazione dell’Onu per l’Alimentazione e l’Agricoltura (Fao) che si trova a Roma.
"Son preoccupato perchè i governi, nella condizione attuale non sono in grado di reagire” continua. "Servono investimenti urgenti o l'epidemia di influenza aviaria potrebbe ripetersi". La Fao lancia un nuovo allarme salute a livello mondiale.
Secondo gli esperti dell'organizzazione, infatti, l'influenza aviaria non è stata debellata e, senza controlli, potrebbe tornare a far danni anche lontano dai paesi orientali ed arabi dove ormai è diventata endemica. Lo spettro dell'influenza aviaria del 2006 non è quindi scomparso ed anzi, secondo la Fao, aleggia sulle nostre teste. I
l virus H5N1 resta presente, in forma latente ma persistente, in numerosi paesi arretrati. La sua diffusione è quindi ancora possibile e la Fao denuncia la scarsità di fondi destinati dai vari Paesi alla sorveglianza dei propri confini. Nel 2006, anno della pandemia, i danni furono soprattutto economici.
Milioni di polli, oche e altri volatili vennero uccisi per contenere la diffusione del virus che, appunto, veniva trasportato dagli uccelli migratori ma anche da animali da allevamento trasferiti a bordo di vari mezzi da un Paese all'altro.
Un danno, per l'economia mondiale, da 20 miliardi di dollari e che potrebbe ripresentarsi se, come denuncia la Fao, non verranno presi adeguati provvedimenti.