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Cronache
Fake news: come riconoscerle, "potenziare i meccanismi cognitivi"

L'Ordine dei Giornalisti della Lombardia interviene sul fenomeno delle fake news con un ciclo di webinar e training di gruppo

Se ne parla tanto ma non si riesce ad arginarlo. Il fenomeno delle fake news è sempre presente e continua a produrre disinformazione complicando la comprensione di una realtà di per sé difficile da decifrare. Nell’era dei social, dei podcast, della narrazione spettacolarizzata che corre veloce e necessita di click e like per sopravvivere, la verità è di fatto affidata alla conoscenza delle cose che ciascuno di noi è in grado di formarsi ogni volta che legge o ascolta una notizia e dipende quindi dalla corretta espressione di quest’ultima.

Il fenomeno della cattiva informazione, al netto di tentativi dolosi di immettere in circolazione notizie false e fuorvianti, nasce in molti casi dal c.d. “analfabetismo funzionale”, un inappropriato modo di descrivere fatti e cose che fa uso di un linguaggio inidoneo perché i meccanismi cognitivi che lo governano non operano nel modo giusto o non sono correttamente guidati.

Nasce da qui, e dall’esigenza di richiamare sul tema l’attenzione dei giornalisti cui è affidata la responsabilità di informare attraverso il potere della parola, un’iniziativa che vede pioniere l’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, guidato dal presidente Riccardo Sorrentino, che ha proposto agli iscritti qualcosa di più di una semplice sessione informativa sul fenomeno. Ha preso, infatti, il via a febbraio un ciclo di webinar e training di gruppo con focus proprio su “I meccanismi cognitivi che governano il linguaggio: la professione del giornalista tra fake news e ricerca della verità”. Il ciclo formativo, strutturato in tre step, è stato organizzato dall’OdG Lombardia in collaborazione con il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e Genio in 21 giorni, marchio registrato di proprietà della società di formazione Genio Net, nata nel 2017 su iniziativa di Massimo De Donno, esperto di apprendimento strategico tra i più noti in Europa e autore di diverse pubblicazioni in materia.

“Oggi - dichiara De Donno– una delle cose più gravi è essere mal informati più che disinformati. Affrontando con il CNR il problema delle difficoltà espressive noto come analfabetismo funzionale abbiamo notato come questo sia diffuso trasversalmente in tutte le categorie e influenzato, tra le altre cose, dalla velocità che è un’esigenza imprescindibile del nostro vivere moderno. I giornalisti, che più di altri hanno bisogno di essere veloci, spesso in nome di questa esigenza sacrificano precisione e accuratezza in maniera più o meno inconsapevole finendo così per reinventare una notizia e innescare un meccanismo dal quale può nascere una bufala.”

L'accordo tra il CNR e il team di Genio in 21 Giorni nasce con un obiettivo comune: divulgare il know-how scientifico nel campo dell’apprendimento e garantire la migliore formazione possibile a studenti universitari e professionisti, rimettendo il tema dell’apprendimento al centro dell’attenzione in Italia. È proprio con lo scopo di fornire ai giornalisti strumenti nuovi, in grado di migliorare le performances professionali evitando al contempo di incappare in una cattiva informazione, l’OdG Lombardia, ha puntato su un percorso formativo innovativo finalizzato ad indagare e sviluppare i meccanismi cognitivi che stanno alla base del linguaggio.

La prima parte del percorso proposto ai giornalisti è stata curata da Massimo Arattano, 1° ricercatore del CNR di Torino con un intervento tratto da "The ethical duty to divulge geosciences and the improvement of communication skills to fulfil it" una ricerca, nata alcuni anni fa e rivolta inizialmente agli ingegneri, poi estesa ad altre categorie come, appunto, quella dei giornalisti. Lo studio di Arattano, indaga le ragioni per cui spesso la comunicazione appare frammentata o incompleta proprio quando posta in essere da parte di coloro che dovrebbero padroneggiare il linguaggio con competenza. Massimo De Donno ha invece tenuto una serie di incontri specificamente incentrati sull’esecuzione di esercizi tecnici per migliorare la qualità di apprendimento e la scrittura. Esercizi che hanno coinvolto in prima persona i giornalisti portandoli a prendere consapevolezza di come spesso la scelta delle parole e dei concetti non sia quella più giusta a descrivere fatti e cose e come ciò, in molti casi, avvenga senza rendersene conto. Allo speciale percorso formativo hanno aderito anche diversi altri Ordini dei Giornalisti della penisola che presto lo proporranno agli iscritti.

Ma come si stimolano i processi cognitivi?

C’è da un lato una tendenza nel giornalismo, spiega De Donno, a rendersi complici volontari del terrorismo mediatico e di un certo sensazionalismo per rispondere alla logica della raccolta di click pur consapevoli che il messaggio erogato non è preciso e, dall’altro, una difficoltà oggettiva e diffusa anche tra i giornalisti ad esprime i concetti che sono chiamati a comunicare, che attesta come anche per questa categoria la soglia di analfabetismo funzionale sia di circa il 50%.

La formazione proposta dall’ODG Lombardia ha interessato 50 giornalisti per volta ed ha dato spazio ad esercitazioni volte a stimolare una riflessione sul proprio livello cognitivo. “Ho incontrato tra i giornalisti le stesse difficoltà di altre categorie – spiega De Donno - Il dato comune è che non si è consapevoli della difficoltà a tradurre un concetto in un corretto precipitato di parole. Il nostro programma formativo coinvolge le persone in esercizi che sembrano apparentemente semplici ma che sono una vera e propria palestra per i processi cognitivi”.

Lo scopo di questo tipo di formazione è quello di fornire alle persone strumenti essenziali per poter accendere la propria intelligenza e, in un processo di questo genere, scoprire di avere una difficoltà è il primo passo che porta dall’“inconsapevolmente incapace” verso la “consapevolezza”. Nell’ambito del progetto con il CNR i primi ad essere formati secondo queste metodologie sono stati gli stessi istruttori di Genio in 21 giorni, coinvolti in un esercizio di sviluppo degli strumenti meta-cognitivi cioè della consapevolezza di come si pensa e si apprende. 

“La nostra missione – conclude De Donno – è quella di fare rinnamorare le persone dello studio perché tutti noi abbiamo strumenti potentissimi che dobbiamo conoscere e imparare ad usare per migliorare la nostra vita. L’incontro con i giornalisti e la consapevolezza di ciò che possiamo trasferire a loro, che hanno un ruolo così importante nella società, è qualcosa che ci carica di responsabilità e ci riempie al contempo di orgoglio. Acquistare il controllo sulle proprie potenzialità e dotarsi di strumenti e di un metodo in grado di accrescere le nostre abilità cognitive è qualcosa che può dare a tutti la sensazione di essere equipaggiati per qualsiasi sfida, specie per quelle che il futuro ci pone davanti con sempre maggiore richiesta di elevate performances”.

 

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