Dopo cinque anni di misteri, il giallo dell’aereo scomparso a Los Roques, in Venezuela, è vicino alla soluzione. Il sospetto è che il velivolo non sia in realtà precipitato, ma che sia stato dirottato dai narcos colombiani, che l’avrebbero poi usato per il trasporto di una partita di cocaina. Lo rivela il settimanale Oggi in edicola da venerdì 4 gennaio (anche su www.oggi.it).
Un anno dopo la tragedia, i familiari delle vittime (ufficialmente 14, tra cui 8 italiani) hanno ottenuto la trascrizione dell’autorizzazione al decollo. "Afirmativo, solo confirme personas a bordo", dicono dalla torre di controllo. "Somos dieciochos a bordo", risponde il pilota Esteban Bessil. "Dieciochos, copiado", confermano dalla torre. Dieciochos: diciotto. Quindi sul velivolo c’erano 4 persone in più: si tratta dei dirottatori?
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"I venezuelani hanno sempre cercato l’aereo nel posto sbagliato, ad almeno 4 miglia di distanza dalla zona corretta", rivela a Oggi il comandante Mario Pica, ex pilota dell’Aeronautica militare e consulente delle famiglie degli otto italiani dispersi nell’incidente. «La ricerca in mare dei resti dell’aereo scomparso a Los Roques (che finalmente riparte dopo un accordo con la Farnesina) è un’operazione decisiva. Se non lo troviamo, vuol dire che non è mai precipitato e dovremo cercarlo altrove».
Il 29 gennaio prossimo una delegazione italiana (formata da Pica, dall’ammiraglio della Marina militare Giovanni Vitalioni, distaccato alla Protezione civile, e da due ufficiali della nostra Marina) salirà a bordo della Sea Scout, un’unità navale dotata di sofisticatissime apparecchiature per i rilievi nelle profondità marine e di un veicolo subacqueo C-Surveyor di ultima generazione.
L’aereo era scomparso il 4 gennaio 2008 con a bordo, fra gli altri, otto italiani: Stefano Fragione e Fabiola Napoli, unacoppia di sposi in viaggio di nozze, le bolognesi Rita Calanni e Annalisa Montanari e la famiglia Durante di Ponzano Veneto formata da Paolo, dalla moglie Bruna Guernieri e le figlie Emma e Sofia.
La pista venezuelana parlò subito di un incidente. Ma per i familiari delle vittime, c’è un’altra verità. Gli interrogativi ancora da chiarire, secondo il comandante Pica, sono molti: "Perché sulla barriera corallina non hanno trovato niente appartenente al velivolo? Quando cade un aereo, molti oggetti tornano a galla. Soprattutto le chiazze di olio e carburante. Quella mattina il pilota aveva imbarcato 500 litri di benzina e nei serbatoi ne aveva ancora 300. Dove sono finiti? Non ne è stata trovata una goccia". E perché dalla trascrizione dell’autorizzazione al decollo risulta che i passeggeri a bordo erano 18 e non 14? I quattro clandestini a bordo erano proprio i dirottatori?