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Cronache
Stermina famiglia e va a vedere la partita. Carlo Lissi: amavo un'altra

Cristina Omes e Carlo Lissi erano "una coppia felice": Cosi' la descrivono i racconti dei vicini di casa ai carabinieri del Nucleo Investigativo, incaricati dell'inchiesta sul triplice omicidio di Motta Visconti. Lui pero' non ha esitato a ucciderla colpendola piu' volte mentre lei gli chiedeva il perche'. Marito e moglie avevano entrambi un contratto a tempo indeterminato, lui come informatico e lei presso una grande compagnia di assicurazioni, vivevano in una casa lasciata dai genitori di lui nel paese dell'hinterland milanese dove Lissi era nato e cresciuto, non avevano alcun problema economico. E' in questo quadretto di provincia che nella notte tra sabato e domenica si e' insinuato l'inferno: secondo la confessione dello stesso Lissi, crollato alle quattro di stamattina dopo un lungo interrogatorio, il movente alla base dell'omicidio della moglie e dei due figli, Giulia (5 anni) e Gabriele (20 mesi) va individuato in un'infatuazione non corrisposta che l'uomo aveva sviluppato da mesi nei confronti di una collega.

In qualche modo, ricostruiscono gli inquirenti, il 31enne si e' convinto che l'unico ostacolo alla realizzazione del suo nuovo rapporto fosse proprio quella "famiglia felice" e che, una volta eliminati moglie e figli, l'altra donna lo avrebbe finalmente accettato. "Orribile, efferato, qualsiasi aggettivo non e' abbastanza" dice il Procuratore Capo di Pavia Calogero Cioppa, tanto piu' che nello sterminio della famiglia Lissi ha dimostrato una notevole freddezza. Secondo il racconto dell'assassino, la serata di sabato 14 trascorre normalmente: la coppia mette i bambini a letto nelle loro stanzette al piano superiore della villetta, poi Carlo e Cristina si concedono un momento di intimita' sul divano di casa. Sono circa le 11 di sera. L'uomo, ancora in mutande, si alza per andare in cucina, estrae il coltello dal cassetto e si porta alle spalle della donna, che sta guardando la tv sul divano. La colpisce una prima volta alla giugulare, Cristina urla, chiede perche', tenta una disperata resistenza stroncata da Lissi con un pugno che la catapulta a terra, la vittima finisce a terra in posizione semiprona e viene raggiunta da altre coltellate. Abbandonata la moglie sul pavimento del soggiorno, dove morira' per dissanguamento, Lissi sale le scale, entra nella stanza sulla sinistra dove riposa la figlia Giulia, la colpisce alla gola con il coltello. Subito dopo l'uomo entra nella stanza del figlioletto di 20 mesi, uccide anche lui, e scende nel garage per lavarsi e cambiarsi.

Puo' darsi che l'idea di inscenare una rapina nasca in questo momento, o forse il tarlo di uccidere mogli e figli si era insinuato nella testa di Lissi da tempo: di sicuro, l'uomo apre la cassaforte di casa e fa sparire contanti e gioielli, dopodiche' sale a bordo della sua auto e si reca al pub "Zyme'", dove lo aspetta un amico per seguire l'esordio dell'Italia ai Mondiali. Nel tragitto, Lissi si ferma in via Mazzini e fa cadere l'arma del delitto in un tombino. "Era normale, nessuno ha notato niente di anomalo, si e' emozionato ai gol dell'Italia come tutti gli altri" riferisce la testimonianza dell'amico. Carlo Lissi segue il match senza tradire nessuna emozione particolare, mentre a casa moglie e figli giacciono morti. Intorno alle due rientra nella villetta, fa qualche giro sulla scena del delitto, chiama i carabinieri per avvertire del ritrovamento dei cadaveri e - raccontano gli inquirenti - commette l'errore che lo tradira'. All'arrivo dei militari, infatti, l'uomo racconta di essersi cambiato nel garage per non fare rumore e non svegliare i bambini, e di aver trovato subito dopo il corpo della moglie riverso nel soggiorno.

A questo punto si sarebbe precipitato al piano superiore e avrebbe ritrovato anche i cadaveri dei figli, ma ne' gli interruttori, ne' le pantofole, ne' le scale presentavano tracce di sangue, come sarebbe stato logico dopo il tentativo di soccorso alla moglie. Da questa incongruenza, nel corso degli interrogatori, gli investigatori sono riusciti a metterne in luce altre, come la finestra di tempo di 30 minuti, troppo lunga per coprire la distanza tra la casa e il pub. A questo punto Lissi e' crollato: "voglio il massimo della pena" ha dichiarato agli inquirenti, ammettendo la sua responsabilita' e indicando poi il tombino in cui aveva occultato il coltello. Lissi e' stato fermato per triplice omicidio ed e' stato tradotto nel carcere di Pavia, provvedimento che sara' convalidato nelle prossime ore.

 

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