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Cronache
Ndrangheta meglio di un'azienda. Criptavano le comunicazioni via sms. Arresti

Ramificazioni in varie parti del mondo ma il cervello è a Rosarno, in Calabria. Un'azienda internazionale chiamata 'ndrangheta di Rosarno con flotte di automobili, sistemi cryptati di comunicazione, sim tedesche e una rete di relazioni di un centinaio di soggetti operativi in ogni parte del pianeta. Una rete imprenditoriale che cura tutto, dalla minuziosa logistica ai rapporti interpersonali. 

E' l'operazione "Crypto”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, con al centro del sistema le cosche locali Pesce-Bellocco, riconducibili alle famiglie Cacciola-Certo-Pronestì e la loro collaborazione coi clan del mandamento Ionico tra cui i “Gallace” di Guardavalle ma anche con il clan catanese dei “Cappello” .

Per il complesso lavoro il procuratore capo Giovanni Bombardieri si è complimentato con la Guardia di Finanza di Catanzaro, lo Scico, il Goa e il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria. Un'indagine difficile perché le 'ndrine si muovono ormai come perfette reti aziendali, quasi spionistiche, che in questo caso comunicavano solo tramite sms anonimi tra cellulari criptati. Le sim, acquistate in Germania e senza intestatari, rendevano quasi impossibile l'identificazione degli utilizzatori. Tutta la rete comunicava solo con sms numerici. Un pizzino trovato nell'appartamento di uno degli indagati ha accelerato il processo di decriptazione. Sono stati trovati messaggi con questa sorta di alfabeto parallelo, dove ogni cifra corrispondeva a una lettera.

In parallelo alla decriptazione sono stati utilizzati servizi di osservazione o videoriprese.

All’alba di questo 14 settembre 400 agenti sono intervenuti sul posto e in varie parti d'Italia portando a termine 57 arresti per la mega organizzazione internazionale. Nell'inchiesta vi sono anche 93 persone indagate.

Spostamenti e summit alla base del narcotraffico avvenivano in modo efficiente muovendo ingenti quantità di cocaina tra Paesi di diversi continenti. La cocaina che arrivava da fornitori sudamericani veniva importata dal nord Europa (Olanda, Germania, Belgio) nonché dalla Spagna e piazzata in Lombardia, Piemonte, Lazio, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia ed Emilia Romagna ma anche a Malta.

Un sudamericano residente in Spagna faceva da intermediario con gli altri soggetti. Nella Piana di Gioia Tauro la “coca” veniva così stoccata per viaggiare fino alle piazze di spaccio regionali, grazie alla collaborazione di gruppi della ‘ndrangheta e non solo.

“Occorre entrare nel 'know how' della criminalità organizzata”, ha detto il procuratore aggiunto Gaetano Paci. “Questa potrebbe sembrare l’ennesima indagine per narcotraffico”, ma non lo è perché ormai le indagini “richiedono un approccio e un contrasto di livello molto elevato anche a fronte dei mezzi di natura tecnologica utilizzati. Le comunicazioni avvengono soltanto in codice e le attività degli indagati non si svolgono più su un piano materiale e visibile, bensì occulto. Occorre quindi imparare a decriptarne linguaggi, rapporti e relazioni.

Nell'operazione è presente anche il noto clan Bellocco, che muove in Europa ingenti partite di cocaina. E l'operazione mostra come con queste “particolari” capacità imprenditoriali il contesto locale, Rosarno, possa diventare centro globale.

Le indagini patrimoniali hanno permesso il sequestro preventivo di beni per un valore complessivo di oltre 3,7 milioni di euro, associabile a società, fabbricati, complessi aziendali, automezzi, conti bancari e finanziari, tutti presenti in Calabria, Sicilia, Puglia, Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte.

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