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Cronache
RSA e visite agli anziani, tra qualche timore: "Adesso non si torni indietro"

Le RSA si riaprono alle visite dei parenti, una necessità a suo tempo sollevata da affaritaliani.it e una decisione che viene accolta con favore da Enzo Costa, presidente nazionale di Auser (Associazione per l’invecchiamento attivo): “Finalmente si è pensato a chi non ha voce, ma ora serve un nuovo modello di assistenza per gli anziani fragili”.

“Siamo molto contenti che il ministro Speranza abbia firmato l’ordinanza che permetterà agli anziani delle RSA di ricevere nuovamente visite di parenti e amici. In sicurezza. Attendevamo da tempo questa decisione, le condizioni di isolamento totale in cui da 14 mesi erano costretti a vivere gli anziani erano diventate  insostenibili, con forti ripercussioni  sulle loro condizioni psicofisiche”, aggiunge Costa.

“Le videochiamate, le stanze degli abbracci, che anche grazie alla nostra rete di volontariato siamo riusciti ad organizzare e favorire in molte strutture, hanno permesso una qualche forma di contatto con l’esterno. Ma ricevere una visita di un  proprio caro o di un amico, è un’altra cosa. L’isolamento totale dal mondo esterno rischiava di diventare una pesante elemento di  discriminazione nei confronti di migliaia di anziani fragili, che erano stati vaccinati e poi  dimenticati. Bene quindi che in questa fase generale di  riaperture si sia finalmente pensato a chi non ha voce.  Auspichiamo da tempo che si trovi al più presto un modello di assistenza che consenta agli anziani fragili di essere curati e sostenuti nel proprio territorio e a casa propria”, conclude il presidente di Auser.

Dal Veneto, le segreterie generali dei sindacati pensionati invitano a non fare passi indietro, rispetto a un’ordinanza che “sancisce un diritto per il quale ci siamo battuti per settimane”. 

Il timore dei sindacati è che dal principio generale vi possano essere poi troppe interpretazioni locali: “La discrezionalità in capo alle direzioni sanitarie delle singole strutture ci fa però dire che, con oltre l'88% degli ospiti delle RSA che hanno ricevuto almeno la prima dose di vaccino, non si devono trovare scuse per fare marcia indietro. Scuse che, in caso, probabilmente servirebbero solo a coprire problemi organizzativi”, spiegano i sindacati. 

“L'ordinanza è chiara nel dare tutte le indicazioni per assicurare le visite, che vengono sospese in pratica solo in caso di focolaio non gestibile o di zona rossa. Le nostre sedi territoriali si stanno attivando per controllare che la riapertura nelle oltre 300 case di riposo venete sia effettiva”.

Le variabili regionali vengono messe nel mirino anche da Nursing Up, sindacato degli infermieri. Secondo il suo presidente nazionale Antonio Di Palma: “Dopo la Lombardia, anche in Toscana la carenza di personale delle RSA è arrivata ad un punto di estrema criticità. E purtroppo non è questa l’unica Regione in cui si è acuita la crisi toccando l’acme”.

La fuga degli infermieri che chiedono di andare alle ASL è legata ai turni massacranti, a contratti anche peggiori di quelli pubblici ed a  stipendi bassi, ma se non ci si sveglia presto anche il posto nelle aziende sanitarie sarà ‘di passaggio’, perché gli infermieri vengono corteggiati all'estero, con stipendi lauti e valorizzazione professionale degna delle loro responsabilità”.

“Da mesi ormai la pandemia e la campagna vaccinale hanno aumentato la domanda di infermieri che in gran parte passano dalle RSA accreditate al sistema pubblico e lasciano scoperti posti che non possono essere ricoperti per la mancanza, sul mercato, di personale senza occupazione. Ma ora nella Regione Toscana, con il nuovo concorso e la relativa graduatoria finale degli oltre 2.300 ammessi all’ultima prova, la situazione sta diventando drammatica. Se le nuove assunzioni saranno fatte prima dell’estate, le RSA toscane saranno costrette a chiudere interi reparti non potendo più garantire, per mancanza di personale, l’assistenza agli anziani”.

“Non ci possiamo permettere la chiusura e il fallimento di cosi tante realtà private votate all’assistenza, ad esempio di anziani e portatori di handicap, magari con malattie croniche. Sollecitiamo pertanto, il Ministro Speranza, a dare subito riscontro alla nostra proposta finalizzata a ‘liberare’ completamente gli infermieri pubblici dal regime di esclusività, dando loro la possibilità di correre in soccorso della sanità privata in ogni regione che ne ha bisogno in questo delicato momento, come peraltro già consentito ai medici”, conclude Di Palma.
 

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