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Cronache
Siccità, i sindaci chiudono i rubinetti: scatta il razionamento dell’acqua

Siccità, scatta la chiusura dei rubinetti: l’acqua diventa un bene prezioso da razionare

I recenti picchi di calore mandano in crisi l’Italia. Scattano le prime misure d’emergenza per fronteggiare il periodo di grave siccità. I Governatori di Regione propongono misure di razionamento: dalla chiusura delle fontane fino al taglio dell’erogazione dell’acqua a partire dalle ore 23 fino alle 6. La drammaticità della situazione non termina qui e si proietta anche negli stabilimenti balneari, dove i gestori dei lidi transennano le docce e dove i proprietari delle piscine puntano a riempire le loro strutture con acqua salata.

Siccità, il Lazio proclama lo stato di calamità naturale fino a novembre

La questione siccità in Italia si aggrava sempre di più. Non piove ormai da mesi e la carenza di acqua soprattutto in Lombardia, Piemonte e nel Lazio è entrata in una fase davvero critica. E' stato necessario tra l'altro - si legge sulla Stampa - mettere in allarme la Protezione Civile. Il capo dipartimento Curcio ammette il problema ma prende tempo per capire dove agire esattamente. "Lo stato d’emergenza serve per fare delle cose, si sta lavorando per definire quali". Intanto, sempre più Comuni emettono ordinanze per razionare l’acqua. Proprio ieri Nicola Zingaretti, presidente della regione Lazio, ha firmato lo stato di calamità naturale fino al 30 novembre, mentre solo in Piemonte sono 250 i comuni in stato di emergenza e la Regione annuncia la possibilità di utilizzare i bacini idrici, come il Lago Maggiore e il Lago di Garda, nonostante siano dei concessionari.

"La situazione non è mai stata grave come quest’anno", ha detto il governatore lombardo Attilio Fontana. E le slide presentate dal capo della protezione civile - prosegue la Stampa - gli danno ragione. Perché nonostante le altre tre emergenze idriche proclamate negli ultimi venti anni, questa volta la siccità è stata preceduta da una primavera più arida e calda del solito". Ma i governatori chiedono di guardare anche al futuro, investendo sulla riconversione in bacini di raccolta idrica delle numerose cave dismesse . L’idea è quella di utilizzare allo scopo le risorse del Pnrr e quelle del fondo per le emergenze della Protezione civile. Il grosso dei ristori ai coltivatori verrà invece dal Ministero dell’Agricoltura. Le associazioni di categoria parlano già di danni superiori al miliardo. Ma il governo non ha alcuna intenzione di procedere distribuendo risorse a pioggia.

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