Una sentenza davvero importante. L’Europa finalmente riconosce che in Italia si discriminano gli uomini, non si tutelano affatto i diritti dei papà separati e di conseguenza anche i diritti dei loro bambini: padri depressi che finiscono sul lastrico e figli che rimangono senza padre e senza tutele morali e materiali. L’effetto della sentenza di Strasburgo è stato molto forte.
Tutti i quotidiani e agenzie ne parlano. «i tribunali non sono stati all’altezza» - motiva la Corte di Strasburgo, e ancora - «la procedura seguita dai tribunali è stata fondata su una serie di misure automatiche e stereotipate» riferendosi con “automatiche” ai moduli prestampati del Ministero della Giustizia nei quali vi è già scritto in sostanza che “la madre terrà casa e figli” e la parte puntinata lasciata a discrezione del giudice resta solo quella destinata alla quantificazione dell’assegno (“il padre dovrà corrispondere …….. euro) e del tempo massimo entro cui dovrà lasciare la casa famigliare (“il padre dovrà lasciare la casa famigliare entro ….... giorni”), davvero sconcertante.
Con “stereotipate” invece ci si riferisce all'ovvio fatto di stabilire nel divorzio un genitore migliore (affidatario o collocatario) ed uno peggiore (relegato ai margini e spesso totalmente escluso per lunghi anni, come in questo caso) esclusivamente in base al sesso (quello femminile) anche senza alcuna valutazione di eventuali meriti e demeriti famigliari e personali, e soprattutto in clamorosa violazione dell’Art.3 della Costituzione, dell’uguaglianza civile, e di qualsiasi forma di buon senso. I danni di questa discriminazione sono incalcolabili e le conseguenze future saranno ancora più evidenti.
FABIO BARZAGLI
Responsabile Nazionale del Network Sociale Paternita.Info