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Culture
André Derain, grande retrospettiva al Museo di Mendrisio
DERAIN L'Eastaque , 1906 © 2020, ProLitteris, Zurich

di Simonetta M. Rodinò

 

Pittore, disegnatore, incisore. Anche illustratore di libri, creatore di costumi e scenografie per balletto, talvolta anche della messa in scena, musicista, Derain fu artista plastico completo.

 

All’autore francese, mancato nel 1954, è dedicata la mostra “André Derain Sperimentatore controcorrente”, da questa domenica al Museo d’arte Mendrisio, nel Canton Ticino.

 

Mentre la sua arte suscitò spesso reazioni controverse, fascino o rifiuto, la sua pittura fu giudicata discontinua. Quell’equilibrio di stile attribuito invece ai suoi amici Matisse e Braque, meno al genio capriccioso di Picasso.

La rassegna non si snoda cronologicamente, ma per generi. Attraverso 70 dipinti, una trentina di opere su carta, 20 sculture, alcuni progetti per costumi e scene teatrali, illustrazioni di libri, qualche ceramica e fotografie ripercorre l’iter speculativo di questo personaggio curioso, amante del lusso, ma anche malinconico. Una malinconia che lo porterà all’isolamento.

 

Un percorso che inizia dall’esperienza vissuta insieme a Henry Matisse e Maurice de Vlaminck: l’abbandono della “bella” scuola con un'altra pittura. Tanto prima di Derain ci fu la luce degli impressionisti e la figura, il disegno che si sfaldano dell’ultimo Monet, o negli occhi vi era la geometria di Cézanne, ora la pittura non è più rappresentazione esteriore, ma interiore.

 

“I colori diventavano cartucce di dinamite…” scriverà lo stesso Derain molti anni dopo.

E’ il fauvismo: un’esplosione di cromie accese che è un modo diverso per rappresentare una pittura altra. In mostra: “L’Estaque” del 1906 è tra le poche tele che appartengono al quel periodo.

Terminata l’esperienza fauve, una volta passata la rabbia, nel suo periodo avanguardista, l’artista si rivolge alla scultura, suggestionato sia dalle sculture primitive africane, sia da quelle di Gauguin. Una sala ospita alcune teste in bronzo (trasformate dall’argilla in una fonderia di Mendrisio) appartenenti alla seconda fase degli anni Quaranta.

 

Si dedica poi ai ritratti pittorici, realizzati con grande forza plastica, come in “Portrait d’Iturrino” del 1914; dipinge malinconiche figure femminili e nudi dall’impronta picassiana, senza mai arrivare alla scomposizione cubista vera e propria, severi paesaggi scuri, nature morte dalla prospettiva distorta.

 

Dopo i quattro anni di guerra, che lo lasciarono scioccato, come per il Picasso cubista che ritornò all’ordine - ma è l’ordine di un rivoluzionario, perché Picasso è considerato tale e si può permettere tutto –, meno grande (indubbiamente) di lui, Derain compie lo stesso iter. Ritorna alla classicità

Ecco i suoi nudi dalle forme abbondanti e generose che si rifanno all’elegante sensualità di Tiziano, alle rotondità di Rubens, di Ingres, di Manet…e il suo classicismo è il classicismo di secoli dopo.

Sì, perché se si vuole una pittura classica contemporanea bisogna prima essere passati per la sua distruzione.

Atmosfere seicentesche si trovano nelle nature morte dai fondi scuri, imprigionate da un silenzio tenebroso: tavole da cucina con brocche, frutta, bicchieri…

 

Poi la Grande Mondiale…e l’accusa (vera o falsa?) di collaborazionismo con il nazismo, in seguito ad un viaggio a Berlino nel 1941.

Fu emarginato dagli ambienti artistici. Negli anni del dopoguerra interessarsi a Derain era considerato sconveniente.

Cominciò il suo lungo isolamento carico di malinconia. Isolamento che non gli impedì di continuare a dipingere e dedicarsi al teatro: molti i progetti cui lavorò preparando schizzi per costumi e scenografie. Amico di Erik Satie, suonava il clavicembalo e spesso sceglieva anche le musiche. Lunga fu la sua collaborazione con Diaghilev e i Ballets russes.

 

Così come ammiratore e amico di Man Ray si dedicò anche alla fotografia, sperimentando l’elaborazione di un’immagine sfuocata.

 

Meccanico e pilota di innumerevoli Bugatti (tutte fotografate da Man Ray), gli fu fatale il tentativo di ripararne una. Fu falciato da un altro veicolo. Aveva 74 anni.

 

 

Museo d’arte Mendrisio

Piazzetta dei Serviti - Mendrisio – Canton Ticino – Svizzera

27 settembre - 31 gennaio 2021

Infoline: +41 58 688 33 50

museo@mendrisio.ch

www.museo.mendrisio.ch

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