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Culture
Biennale di Architettura 2016 tra sculture di luce e case di fango. FOTO

Di Maria Carla Rota
@MariaCarlaRota

Dai progetti in bambù di Simone Velez alla casa di fango del Bangladesh di Anna Heringer, passando per l'incredibile scultura di luce concepita dall'Atelier Jean Nouvel per il Louvre di Abu Dhabi. Sarà aperta al pubblico fino a domenica 27 novembre 2016, ai Giardini e all'Arsenale, la 15esima mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, "Reporting from the Front".

La Mostra forma un unico percorso espositivo dal Padiglione Centrale (Giardini) all’Arsenale, includendo 88 partecipanti provenienti da 37 paesi. Di questi 50 sono alla loro prima partecipazione, 33 gli architetti under 40. Quattro i paesi presenti per la prima volta: Filippine, Nigeria, Seychelles e Yemen.

L'obiettivo? Mostrare al pubblico cosa significa migliorare la qualità della vita lavorando al limite, in circostanze difficili, affrontando sfide impellenti. Sul tavolo una serie di problematiche che gli architetti oggi devono affrontare: dalla sostenibilità al traffico, dal crimine allo smaltimento dei rifiuti, dall'inquinamento all'housing. L'architettura torna a essere una scienza sociale, calata in un paesaggio e in una realtà globalizzata che chiede soluzioni di fronte a fenomeni importanti come le migrazioni sociali.

Ma come è nata l'affascinante immagine simbolo di questa Biennale, che racchiude in sé proprio questo messaggio? A spiegarlo è il direttore della Biennale, Alejandro Aravena: "In un viaggio attraverso l’America del Sud – racconta - Bruce Chatwin incontrò una signora anziana che attraversava il deserto portando una scala di alluminio in spalla. Era l’archeologa tedesca Maria Reiche che studiava le linee Nazca. Viste in piedi sul terreno, le pietre non avevano alcun senso; sembravano nient’altro che pietrisco. Ma dall’alto della scala, le stesse pietre formavano un uccello, un giaguaro, un albero o un fiore". Aravena auspica così che la Biennale Architettura 2016 offra "un nuovo punto di vista come quello di Maria Reiche dalla scala. Di fronte alla complessità e alla varietà delle sfide alle quali l’architettura deve dare risposta, REPORTING FROM THE FRONT si propone di dare ascolto a quelli che hanno potuto acquisire una prospettiva e che sono quindi in grado di condividere sapere ed esperienze con noi che stiamo in piedi sul terreno".


"La signora sulla scala che, salendo sui gradini più alti può scrutare un più vasto orizzonte e, così facendo, conquista un suo 'expanded eye' è un’immagine che ci è subito piaciuta - dichiara il Presidente Paolo Baratta - . Cosa vede la signora? Credo soprattutto un suolo desolato fatto di immense zone abitate dall’uomo delle quali l’uomo non può certo andare orgoglioso, realizzazioni molto deludenti che rappresentano un triste infinito numero di occasioni mancate per l’intelligenza e l’azione della civiltà umana. Molte realtà tragiche, altre banali che sembrano segnare la scomparsa dell’architettura. Ma vede anche segni di capacità creativa e risultati che inducono a speranza, e li vede nel presente, non nell’incerto futuro delle speranze e dell’ideologia".

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