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Culture
“Crepapelle” di Paola Rondini (Intrecci Edizioni)

di Alessandra Peluso

In ardita sintonia l’immagine di copertina dell’artista Zio Ziegler con il contenuto del libro “Crepapelle” di Paola Rondini. I due artisti dell’immagine e della parola nuotano nel mare dell’inconscio, senza illustrare una meta.

Il trait d’union tra dipinto, contenuto e autrice è l’inconscio, vale a dire ciò che convive con la ragione e si manifesta spesso inconsapevolmente, quella parte vitale e vera che va scoperta, conosciuta, accolta. Un percorso erratico nei meandri dell’inconscio individuale e collettivo appare la storia raccontata in “Crepapelle”, per la quale leggendola, non si dovrà cadere nella struttura solita di un inizio o di una fine, di una possibile trama, o addirittura di una necessità di comprensione. Non si converge in soliti schemi metodologici.

Crepapelle”, edito da Intrecci Edizioni, sembra essere stato creato ad hoc dall’autrice Paola Rondini per abbattere ogni certezza, ogni forma di conformismo come inseguire un ordine, avere un’identità, anziché un’altra. Si tratta di storie magistralmente intrecciate precarie, caotiche. Regna il caos. Se ne accorgerà il lettore attraverso le esistenze cangianti di Edo, anziano dalla pelle ambrata e dalle spalle resistenti che per dar voce alla sua quotidianità lascia pensieri su un foglio di carta e li distribuisce una volta al mese agli automobilisti fermi al semaforo; Giacomo, chirurgo plastico e Greta, cinquantenne e ansiosa di ricominciare a vivere. Personaggi alla ricerca disperata di se stessi o forse semplicemente complicati.

Terminologia appropriata, giochi descrittivi che rendono appassionante la lettura, uso della parola studiato e non lasciato mai al caso. Caos e caso, per l’appunto, si conciliano paradossalmente in una realtà nella quale si ricerca un senso, un inizio, una fine. E allora, Paola Rondini dimostra come l’inconscio gorgheggia e si traveste in forme che, alle volte, risultano un dileggio per la ragione; da ciò il tormento. Ironizza l’autrice su un tema che invade  e pervade le nostre esistenze, confonde persino con intricati passaggi di tempo e di persona e ad un certo punto, ci si trova spiazzati. Quella via intrapresa ti conduce in un luogo che non t’aspetti, o non ha uscita, o peggio ancora ti angustia e allora, si comprende come tutto ciò che si mostra chiaro non lo è, o persino che un ordine potrebbe trasformarsi in una caotica identità.

“Crepapelle” non insegue un’oggettivazione della verità, spersonalizzando l’individuo, ma, forse, l’interpretazione individuale di un soggetto, il quale si accorgerà come “di colpo, come succede nelle serrate di cambio di stagione, era diventato freddo” (p. 132), oppure “di punto in bianco, avesse mollato tutto e fosse scappato via”, e così, mentre “i tacchi dei decolleté scandivano l’attesa”, l’imprevisto, la sorpresa, l’ostacolo sono in agguato e tutto all’improvviso cambia e ciò che sembrava lineare appare ingarbugliato e inaccettabile. Ma, ahimè, questa è la vita.                               

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