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Culture
Addio all'ultimo degli intellettuali, Alberto Arbasino si è spento a 90 anni

E' morto nella notte lo scrittore e giornalista Alberto Arbasino

Ne dà notizia Repubblica, di cui Arbasino e' stato uno storico collaboratore, così come de l'Espresso, nella sua edizione online. Tra i protagonisti del Gruppo '63, con alle spalle una grande produzione che ha spaziato dai romanzi alla saggistica, Arbasino aveva 90 anni. Era nato a Voghera ill 22 gennaio 1930. Si e' spento, riferisce al quotidiano romano la famiglia: "Serenamente dopo una lunga malattia".

Nino Alberto Arbasino (Voghera, 22 gennaio 1930 – Voghera, 22 marzo 2020) è stato uno scrittore, giornalista, poeta, critico teatrale e politico italiano, raccontò i costumi, le schizofrenie e i paradossi della società italiana.

Tra i protagonisti del Gruppo 63, la sua produzione letteraria ha spaziato dal romanzo (Fratelli d'Italia del 1963, riscritto nel 1976 e nel 1993) alla saggistica (ad esempio Un paese senza, 1980). Si considera uno scrittore espressionista, e considera Super Eliogabalo il suo libro più surrealista e anche quello più espressionista: «soprattutto per le descrizioni dei luoghi, che sono sempre onirici e deliranti».

Romanziere sofisticato e sperimentale, con trame estremamente rarefatte, lunghe digressioni metaletterarie e letterarie in molte lingue, giornalista di costume, critico teatrale e musicale, intellettuale. Raffaele Manica, nell'introduzione al Meridiano a lui dedicato, ha scritto: “Nell'idea di romanzo di Arbasino le citazioni sostituiscono l'intreccio o l'avventura del romanzo tradizionale: sono altre avventure verso altri mondi noti o meno noti o ignoti”.

Grande estimatore di Gadda, ne ha analizzato la scrittura nei saggi Genius Loci, in I nipotini dell'ingegner, in Sessanta posizioni, in L'ingegnere e i poeti: Colloquio con C. E. Gadda e in L'ingegnere in blu, con il quale ha vinto l'anti-premio Pen Club nel 2008.

Arbasino è inoltre il padre delle espressioni: "Casalinga di Voghera" e "Gita a Chiasso"

Di lui è stato anche detto che è erede della tradizione illuministica lombarda, quella di Giuseppe Parini per intenderci, per il valore civile dei suoi interventi pubblici. Gran parte della sua produzione giornalistica ha trovato spazio sulle colonne di Repubblica. «Modernista conservatore» molti suoi scritti risultano caratterizzati argomentativamente da un buon senso spesso condivisibile ma talora appesantito da boutade "moralisteggianti".

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