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Culture
"Guarda che luna...", mostra a Napoli per celebrare i 50 anni dal primo sbarco

Al 50esimo anniversario dello sbarco dei primo uomini sulla luna, la Biblioteca Nazionale di Napoli e l’ INAF-Osservatorio Astronomico di Capodimonte dedicano una mostra di autografi, manoscritti, rari testi, preziose immagini, curiosità ed i giornali con la cronaca dell’evento.

In mostra le testimonianze dell’ interesse suscitato fin dall’antichità dai fenomeni celesti, come il poema del poeta greco Arato de Soli, in un manoscritto della prima metà del 400, una bella edizione del 1482 del Clarissimi Hyginii Astronomi de mundi et sphere… con incisioni nel testo e capilettera xilografici, il manoscritto di inizio cinquecento con gli ingegnosi meccanismi dell’astronomo Pietro Apiano, e le Novae coelestium, terrestriumque rerum observationes, di Francesco Fontana (1646), che si può considerare il primo atlante lunare della storia. Si procede attraverso le elaborazioni filosofiche che tra '500 e '600, a partire da De l’infinito, universo e mondi (1584) di Giordano Bruno, hanno allargato i confini dello spazio fino ad allora conosciuto, per soffermarsi sulla rivoluzione eliocentrica di Copernico e sul rinnovamento della scienza moderna iniziato da Galilei, per spaziare in tutti campi dalla letteratura, alla musica, alla satira.

“Nell’ambito delle celebrazioni dell’anniversario dell’allunaggio, di risonanza mondiale, la Biblioteca Nazionale ha voluto dare alla mostra ‘Guarda che luna’ - ha dichiarato il direttore de la Biblioteca, Francesco Mercurio- un’impronta tutta propria, originale; allo stesso tempo dal carattere locale, di cultura musica e poesia napoletane, e internazionale con il materiale proveniente dagli Stati Uniti, grazie allo straordinario impegno dei migliori bibliotecari che abbiamo, che hanno selezionato una mole di documenti impressionante. Ancora una volta questa Biblioteca dimostra di poter coprire tutti i campi dello scibile e di poter creare un fecondo scambio con altre realtà culturali della città.” “Inoltre la collaborazione con un ente scientifico di portata nazionale ed internazionale come l’Osservatorio di Capodimonte, - ha aggiunto Francesco Mercurio - ha permesso di coniugare i temi di forte impronta umanistica, come l’attrazione lunare nella letteratura, nella poesia, nella musica, con i testi e i documenti sull’evoluzione della scienza astronomica e della tecnologia ottica."

La mostra, che indaga, tra realtà scientifiche e suggestioni romantiche, il rapporto dell'uomo con il lucente astro, offre un percorso scientifico, che parte dalle rappresentazioni geocentriche dell'universo, documenta il dibattito cinquecentesco e l’evolversi degli studi e delle osservazioni dei fenomeni celesti tra 700 e 800: in mostra le belle tavole acquerellate dell’Atlante di Johann Gabriel Doppelmayr (1742) e le astrofotografie di Maurice Lœwy e Pierre Henri Puiseux (1877) e giunge fino alle le nuove tecnologie ottiche, come le costruzioni dei grandi telescopi del 900 e le realizzazioni di Francis Gladhelm Pease.

“Una mostra iconografico-documentaria - sottolinea la direttrice dell’Osservatorio Marcella Marconi - sul legame speciale che l'uomo ha sempre avuto con il nostro satellite sia dal punto di vista scientifico che artistico-letterario e fantastico. Il titolo "Guarda che luna...." racchiude lo stupore, il desiderio di conoscenza e la magia che da sempre derivano dalla contemplazione del nostro satellite. Una mostra che vuole distinguersi dalle numerose iniziative che celebreranno il 50- esimo anniversario dell'allunaggio, mettendo in evidenza gli aspetti dello studio e dell'immaginario della Luna più legati alla città di Napoli come il volume dell'astronomo Ernesto Capocci ‘Viaggio alla Luna fatto da una Donna’ che precede di 8 anni il romanzo De la terre a la lune di Jules Verne."

In mostra appunto, accanto al libro di Ernesto Capocci, vero pioniere di questo genere di narrativa, le immagini tratte da "De la terre a la lune" di Jules Verne, in alcune edizioni francesi ottocentesche.

La mostra dedica notevole attenzione al fantastico ed alle curiosità: in particolare a le testimonianze napoletane sui fantastici viaggi lunari che tra Settecento e Ottocento hanno avuto una grande diffusione, dal poema di Antonio Caputi Estasi e rapimento sopra la Luna (1763), ai drammi giocosi di Paisiello, Piccinni e Haydn, tratti dal libretto di Carlo Goldoni, Il mondo della Luna (1750). Singolare è una tavola riproducente un abitante lunare, tratta da "Delle scoperte fatte nella luna del dottor Giovanni Herschel" stampato a Napoli, Presso Gaetano Nobile, 1836.

Centrale nel percorso espositivo è, infatti, il caso la “Grande Burla della Luna”, nome con cui sono rimasti noti gli articoli sul quotidiano New York Sun (1835 ) del giornalista britannico Richard Adams Locke, che inventò l'esistenza di una vera e propria civiltà lunare, attribuendo la scoperta all'astronomo John Herschel. Anche quando l’inganno fu svelato, la fake news fece un tale scalpore che gli articoli furono tradotti e pubblicati in vari paesi ed anche a Napoli, dove la fantasia ispirò letterati e artisti partenopei. Tra questi Salvatore Fergola la cui litografia fa bella mostra nella locandina dell’esposizione.

Le ultime tappe del percorso espositivo sono dedicate alla presenza costante della “Luna” nella canzone napoletana, da E. A. Mario a Salvatore Di Giacomo, da Sergio Bruni a Roberto Murolo la luna è l’astro dell’amore e degli innamorati.

In chiusura la cronaca dello sbarco sulla luna degli astronauti statunitensi Neil Armstronge e Buzz Aldrin, avvenuta il 20 luglio 1969, rivissuta attraverso l'esposizione di quotidiani e periodici ( americani e napoletani) ed infine in una postazione audiovisiva sarà possibile vedere in 3d le immagini dei primi passi mossi sulla luna con la telecronaca di Tito Stagno per rivivere intatta l'emozione di quel momento straordinario, che unì davvero tutti i popoli del mondo e creò in tutti quelli che vi assistettero un’impressione indelebile .

“All’epoca ero un ragazzino, - commenta Francesco Mercurio - conservo un’ emozionante ricordo dell’avvenimento, che mi piace ricordare. Mi trovavo in un campeggio estivo tenuto dai cappuccini nel convento di san Francesco a Montella, in provincia di Avellino, in quel tempo usato come buon ritiro. Eravamo tagliati fuori dal mondo, eppure il nostro padre spirituale quel giorno scelse i più grandicelli fra noi e ci portò in una villetta lungo la strada dove ci attendeva un distinto signore che ci fece accomodare davanti alla tv per assistere allo sbarco. Quelle immagini in bianco e nero le ricordo ancora oggi con un nitore, che in quel tempo la tv non riuscì a restituire”

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