Culture
Il Museo della Scuola e dei Bambini dell’Istituto partenopeo “Collodi”
Un tuffo nel passato per rivivere momenti di vita scolastica del Novecento
Di Harry di Prisco
Il viaggio che vogliamo proporvi oggi non è un suggerimento a visitare un Paese lontano o vicino per conoscere usi, costumi e tradizioni degli abitanti di quei luoghi, ma bensì è il viaggio più entusiasmante che nessuno mai potrà proporvi: un "viaggio" in noi stessi, nel nostro mondo passato, nei ricordi della nostra infanzia. Di cosa si tratta vi starete chiedendo - speriamo - incuriositi? Andiamo oggi alla scoperta di un museo del tutto particolare, quello "Della Scuola e dei Bambini", allestito per volontà del Dirigente Scolastico Prof.ssa Maria Rosaria Scalella presso l'Istituto comprensivo Gigante-Neghelli di Napoli in Via Luigi Rizzo, presso la scuola "Collodi". Il museo, curato dall'insegnante Anna Iovine con la collaborazione di tanti volontari fra cui alcune maestre in pensione, è frutto delle preferenze espresse dagli stessi bambini - i veri custodi della memoria storica - e delle donazioni fatte da alcuni docenti. Il museo è collocato in un aula a ciò destinata del comprensorio. E allora che il viaggio per conoscere questo luogo delle meraviglie nel nostro e vostro passato abbia inizio! Come fare? Basta prenotare una visita guidata da parte di un cicerone in erba o - per gli insegnanti - un laboratorio per la propria classe. Lo "spettacolo" è adatto a tutti i bambini, dai 3 ai 99 anni, questi ultimi solo se accompagnati dai genitori. Il museo è nato dalla consapevolezza che il materiale didattico e tecnico usato nelle scuole (già chiamate elementari) prima dell'avvento preponderante dell'informatica, veniva spesso abbandonato nei depositi seminterrati, in attesa di essere smaltito, perché ormai obsoleto. E' bastata una piccola ma "grande" idea perché questo polveroso materiale tornasse a nuova vita, facendolo riemergere dai sotterranei, catalogato e reso nuovamente fruibile.
Ecco che le cose dimenticate hanno ritrovato la loro collocazione e hanno cominciato a raccontarci la loro storia che affonda nel passato, anche prima che noi venissimo al mondo. E allora ecco: calamai, pennini cavallotti, mappamondi, sussidiari, registri che, chi è più avanti negli anni, ricorderà di aver avuto come compagni degli anni verdi, quando si andava a scuola con il grembiule nero e il fiocco. In mostra anche le terribili punizioni, per intenderci alla Giamburrasca: il cappellone con le orecchie di asino e le lenticchie da mettere sotto le ginocchia dietro la lavagna (quella elettronica doveva ancora essere inventata). Il museo ha una forte valenza culturale per il territorio e non solo, facendo rivivere magici momenti di una gioventù che "passa in fretta e non torna più". La visita a noi "anta" può essere considerata alla stregua di una passeggiata nostalgica nei ricordi del passato, nei giovanissimi visitatori - invece - la conoscenza dei sussidi didattici del Novecento può spronare ad approfondire, avviando un processo di ricerca che porterà ad un arricchimento culturale.
E allora non ci resta che farci aprire la piccola porta al piano terra della scuola "Collodi" di Napoli per accedere, in punta di piedi, ad un mondo fantastico fatto di giochi, libri, forme e materiali che ci riportano indietro nel tempo, alla scoperta della storia della scuola, un vero laboratorio dove è vietato NON toccare gli oggetti già utilizzati per le lezioni quotidiane. Sembra di sentire la presenza dei grandi pedagogisti del passato come: Froebel, Montessori e Lodi, che dalle pagine dei loro libri ci invitano a non dimenticare la loro opera per meglio comprendere la scuola di ieri e oggi. Nel congedarci dalla curatrice Anna Iovine Le chiediamo se è soddisfatta del lavoro fin qui fatto, un unico rammarico: "non aver reperito un banco di legno verniciato di nero". Dunque dicevamo che da una piccola idea è nato un coinvolgente progetto culturale, allora perché non coinvolgere anche altre scuole? Utilizzando il materiale didattico dei loro depositi potrebbero con la collaborazione degli insegnanti - magari attraverso una rete di musei della scuola e con l'auspicio del Provveditorato - realizzare iniziative per promuovere tra gli alunni della scuola primaria e secondaria la conoscenza delle origini e degli sviluppi del sistema formativo per comprendere, fra l'altro, l'evoluzione del libro di scuola: dall'Abbecedario al Tablet.