Roma, con Zingaretti si parla dei problemi del libro. Ecco cosa chiedono editori, TQ e "Più libri"...
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di Antonio Prudenzano
su Twitter: @PrudenzanoAnton
Andrea Palombi (direttore editoriale di Nutrimenti), all'incontro in programma venerdì tra il candidato del centro-sinistra alla Regione Lazio e il mondo del libro (i dettagli nel box a destra, ndr) lei interverrà a nome di ODEI, l’Osservatorio degli Editori Indipendenti costuitosi a fine 2012 (qui i particolari e il manifesto, ndr). Cosa chiederete a Nicola Zingaretti?
"A Zingaretti innanzitutto ricorderemo il quadro drammatico in cui gli editori indipendenti si trovano a lavorare oggi in Italia. E quanto sia importante garantire le condizioni minime di sopravvivenza di piccole e medie case editrici, l’unico modo per garantire davvero, e non solo a parole, il pluralismo editoriale e culturale, in una parola molto di moda, la bibliodiversità. Lo ricorderemo per sottolineare che se la differenza è un valore, va difeso con strumenti molto concreti che proprio a livello regionale possono e devono essere resi disponibili. E perché vogliamo sapere se chi si candida a governare una regione come il Lazio, il territorio più ricco di editori indipendenti, è disponibile a ragionare insieme su cosa fare per un settore importante dal punto culturale, ma anche economico. A questo proposito domani avanzeremo tre richieste molto concrete a Zingaretti, chiedendogli l’impegno a sostenerle se sarà eletto presidente del Lazio".

Quanti editori finora hanno aderito all'Osservatorio? E quali sono le prossime iniziative a cui state pensando come ODEI?
"Attualmente l’Odei raccoglie circa 80 editori, ma molti altri hanno fatto domanda di adesione, tanto da rendere ormai necessaria anche una qualche formalizzazione per i nuovi ingressi. Proprio in questi giorni stiamo definendo una scheda di autocertificazione che sarà necessario compilare per entrare a far parte di Odei. Il grande numero di adesioni raccolte in pochissimo tempo in modo del tutto spontaneo e l’interesse suscitato testimoniano comunque nel modo più evidente quanto sia sentita e urgente la necessità di dare rappresentanza all’editoria indipendente. Le iniziative a cui stiamo pensando sono molte e spaziano un po’ in ogni settore della nostra attività. Da come dar vita a rapporti con le librerie indipendenti che possano rafforzare entrambi, alla proposta e al sostegno di una nuova legge per il libro nella prossima legislatura, fino alla realizzazione di reti d’impresa per realizzare possibili sinergie su logistica, stampa, acquisto carta, ecc. fra gli editori indipendenti".
Il mercato librario negli ultimi mesi ha bruscamente rallentato, e non sono poche le case editrici (grandi e piccole) in difficoltà. La crisi sta "compattando" gli editori indipendenti?
"Sì, non c’è dubbio, la difficoltà di questo momento rappresenta una spinta fondamentale a pensare e realizzare strumenti comuni di difesa. La crisi del resto è evidente. Per la prima volta da qualche tempo il numero delle case editrici che cessa l’attività è superiore a quelle che nascono. E per la prima volta il libro non reagisce come un bene anticiclico, capace cioè di marciare controcorrente rispetto alla contrazione generale dei consumi. Veniamo da due anni con il segno 'meno', e per il momento non si intravedono punti di svolta nel 2013".
A Milano nei giorni scorsi è stato organizzato un teso incontro tra il Comune e i rappresentanti dei precari del libro (che sono nella "capitale dell'editoria" sono centinaia - qui il reportage di Affaritaliani.it). Il problema del precariato coinvolge anche gli editori indipendenti. Qual è la posizione dell'Osservatorio su questo tema?
"Il tema è delicato e ovviamente è legato a filo doppio allo stato di salute delle aziende editoriali, alle difficoltà finanziarie di questo momento (basti pensare al problema delle 'rese') e alle difficoltà di accesso al credito, un altro fronte su cui abbiamo intenzione di mobilitarci. Quello del precariato è sicuramente uno dei temi che affronteremo all’interno di Odei. Ovviamente si tratta di un terreno su cui ogni editore ha esperienze diverse. Per ora posso solo sottolineare che proprio l’incontro di Milano testimonia come il problema non sia certamente confinabile solo, e soprattutto, nelle piccole e medie imprese editoriali".