Libri, confronto: "Dignità ed eccellenza dell’uomo" e "La scuola della parola"
"Dignità ed eccellenza dell’uomo" di Giannozzo Manetti e "La scuola della parola" di Carlo Maria Martini
di Alessandra Peluso
Dignità ed eccellenza dell’uomo, di Giannozzo Manetti e La scuola della parola, di Carlo Maria Martini, sono due opere di inestimabile valore in quanto a stesura e stile, conformi ad un uso di parola, eccellente.
Si tratta di due testi che, se pur lontani cronologicamente, rappresentano una pregiata espressione umanistica. Giannozzo Manetti è un significativo esponente del primissimo Rinascimento letterario: scrittore, filologo e politico. Scrive il “De dignitate et excellentia hominis”, un’opera nella quale esalta le doti umane. È noto che dopo i secoli durante i quali tutto ruotava intorno a Dio e agli dei e l’uomo era in periferia, con il Rinascimento e l’Umanesimo eccellono l’essere umano, il pensiero e le arti creative.
Manetti è stato per un ventennio ambasciatore nella Repubblica fiorentina, successivamente segretario pontificio e cortigiano presso la corte dei re d’Aragona a Napoli.
Nel monumentale testo, Manetti affronta le questioni riguardanti l’anima, l’origine dell’uomo, riprendendo Cicerone, Aristotele, Platone, le Sacre Scritture. Si augura, inoltre, Giannozzo Manetti, nell’opera dedicata al Alfonso, re degli Aragonesi, che tutti gli uomini obbediscano ai precetti divini, esercitino la virtù, imparando ad amare la vita, a conquistarla, abbracciarla per essere felici e beati. È indubbio il ringraziamento al lavoro di traduzione in lingua italiana di Giuseppe Marcellino. Come è altrettanto evidente riflettere sulle considerazioni riportate dal dotto umanista, utili a fornire considerazioni e soluzioni attuali. Così come attuale è l’opera di Carlo Maria Martini, è dotta persona, la stessa che ha dato vita alla “Scuola della Parola” a Milano, durante il suo episcopato.
Il volume in questione, “La Scuola della Parola”, consta di due parti: nella prima parte sono raccolti alcuni interventi in cui Carlo Maria Martini introduce e spiega la sua proposta, collegandola al metodo della lectio divina; nella seconda parte sono invece riprodotti i testi di tutte le scuole della Parola da lui direttamente tenute.
Nella preghiera dell’essere sostiene che la preghiera sia qualcosa di intimo, di personale, e di semplice che nasce dalla bocca e dal cuore del bambino. “È la risposta immediata che ci sale dal cuore quando ci mettiamo di fronte alla verità dell’essere”. Con un adeguato uso della parola Carlo Maria Martini insegna a comprendere le Sacre Scritture e ad educare addirittura alla parola, all’ascolto. Emergono anche in quest’opera: educazione, studio, comprensione, umanità, princìpi che nella contemporaneità sembrano soggiacere in un individualismo vuoto, privo di contenuti, mercificato.
Non solo, vi è palese un realismo pragmatico nelle pagine evangeliche, all’interno delle quali si trova Cristo che invita all’azione, al fare, a muoversi e mettere in pratica. Essere concreti, giustappunto, ascoltare la parola, pensare e agire: «La mancanza di concretezza è il distacco tra parola e azione, tra ascoltare e fare, tra promettere e mantenere. È un distacco che rode, come un cancro, un po’ tutta la nostra vita».
Carlo Maria Martini è stato un uomo della parola, servitore della Parola di Dio e frequentatore di molteplici parole umane. È un orizzonte vastissimo, come scrivono Gianfranco Ravasi nella Prefazione e Franco Agnesi nell’Introduzione, al quale non accostarsi, non leggere “La Scuola della Parola” costituirebbe un peccato.
Si può, in sostanza, considerare lo stesso Martini un grande umanista, così come lo è stato Giannozzo Manetti, le cui vite, le opere costituiscono eccellenti capolavori riguardanti l’uomo, il suo essere e agire individuale, nella totalità se pur contraddittoria umanità.