Michela Murgia: "Ecco perché sto con la giornalista precaria del Corriere in sciopero della fame..."
ESCLUSIVA/ La scrittrice sceglie Affaritaliani.it per dire la sua sulla storia di Paola Caruso, giornalista precaria del Corriere della Sera in sciopero della fame per protestare contro il comportamento dell’editore e della direzione che considera vessatorio nei suoi confronti. E ci scrive: "Non ho dubbi su da che parte stare: quando un sistema ti usa per quel che servi e fa finta di non vedere quello che invece serve a te, tutti i mezzi legali sono leciti per farglielo notare, anche quello che sta scegliendo Paola". Poi aggiunge: aggiunge: "Anche al Corriere avranno fatto una riunione per decidere come sistemare la questione di quelli come Paola. Magari quando finiscono ci avvisano. Forse. Se non c’è la crisi"... LEGGI L'INTERVENTO COMPLETO E SCOPRI I PARTICOLARI SUL CASO
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IL CASO La precaria del Corriere in sciopero della fame/ La storia di Paola Caruso fa il giro del web e mette nei guai il direttore del Corsera De Bortoli ("Sono pronto a incontrarla"). Il Cdr del quotidiano e la Fnsi chiedono spiegazioni. E intanto, grazie al passaparola sui social network, la giornalista (che protesta contro il comportamento dell’editore e della direzione che considera vessatorio nei suoi confronti) per molti diventa il simbolo dei giornalisti precari italiani (ma i pareri sono discordanti): "So che non varcherò più la soglia del giornale di via Solferino (i colleghi mi avevano avvisata). Chi si prende una piantagrane? Nel mondo della comunicazione sono bruciata. Se nessuno ha mai fatto un gesto come il mio è perché nessuno è disposto a pagare un prezzo troppo alto. L’obbiettivo è ribellarsi al sistema che ci tiene sotto scacco, cambiare le regole. Da sola non posso farlo...". SCOPRI QUI I PARTICOLARI (COMPRESE LE REPLICHE DI DE BORTOLI, DEL CDR DEL CORRIERE E DI...) LO SPECIALE
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Al mondo del precariato la scrittrice sarda Michela Murgia, recente vincitrice del premio Campiello 2010, ha dedicato il suo fortunato libro d'esordio, "Il mondo deve sapere" (Isbn edizioni, da cui è stato tratto il film di Paolo Virzì "Tutta la vita davanti").
L'autrice del bestseller "Accabadora" (Einaudi) commenta in esclusiva per Affaritaliani.it la storia di Paola Caruso, giornalista precaria del Corriere della Sera in sciopero della fame per protestare contro il comportamento dell’editore e della direzione che considera vessatorio nei suoi confronti (per tutti i particolari sulla vicenda vedi il box a destra, ndr).
L'INTERVENTO DI MICHELA MURGIA
Il libro sul precariato
della Murgia
(pubblicato su Affaritaliani.it per gentile concessione dell'autrice)
di Michela Murgia
Il caso di Paola Caruso, la collaboratrice precaria del Corriere che ha iniziato lo sciopero della fame quando dopo sette anni le è stato detto che non sarebbe mai stata assunta, sta trovando in rete reazioni contraddittorie. Da un lato c’è chi sostiene che la sua battaglia è quella di una intera generazione che non riesce a progettarsi il futuro. Dall’altro c’è chi dice che non si può usare la minaccia dell’autolesionismo per chiedere per sé quello che altri attendono senza fare storie, magari invecchiandoci su. Non ho dubbi su da che parte stare: quando un sistema ti usa per quel che servi e fa finta di non vedere quello che invece serve a te, tutti i mezzi legali sono leciti per farglielo notare, anche quello che sta scegliendo Paola. Anziché riflettere sulle condizioni che possono spingere una persona ad affamarsi per chiedere diritti, si preferisce spostare l’ago dell’attenzione sul gesto in sé, sul suo estremismo, come se ad essere estreme non fossero le condizioni di una persona che lavora allo stesso “progetto” da sette anni senza ferie, malattie e diritti, con la sola promessa di un rinnovo. Forse. Se non c’è la crisi. Vediamo. Aspetta. Paola di aspettare si è stancata, e io credo che ne abbia anche il diritto. Come si sono stancati quei cinque operai che stanno da due settimane sulla gru a Brescia, a 35 metri di altezza, chiedendo regolarizzazione come cittadini e come lavoratori di un mestiere che fanno in nero da anni. Il governo a queste persone ha già dato la sua risposta: lo saprà Paola che il ministro Maroni è il primo firmatario di quella legge 30 che permette il rinnovo infinito della sua assunzione precaria? Lo sapranno gli uomini sulla gru che è stato il ministro Maroni a decidere che la loro non è una questione politica, ma di ordine pubblico? Per questo le centinaia di persone che hanno fatto presidio sotto la gru per sostenere la lotta di quegli uomini si sono trovate contro i poliziotti in tenuta anti-sommossa: perché sia chiaro il concetto che chiedere diritti e causare disordini agli occhi del ministro degli Interni sono la stessa cosa. In quest’ottica per il governo al tavolo delle concertazioni c’è posto solo per i sindacati amici, quelli che non rompono troppo le palle, che chiedono cinque per ottenere uno, che hanno troppe posizioni di rendita per farsi carico della rappresentanza di chi socialmente non rappresenta niente. A Maroni e a Sacconi va benissimo un Buonanni, uno che può permettersi di non essere informato del fatto che il giorno prima sono morti sette operai in un incidente in una fabbrica. Era in riunione, ha detto. Anche al Corriere avranno fatto una riunione per decidere come sistemare la questione di quelli come Paola. Magari quando finiscono ci avvisano. Forse. Se non c’è la crisi. Vediamo. Aspettiamo.



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