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Culture
Pompei e il progetto di recupero LoveItaly. C'è anche Italo

Il restauro del Cubicolo della Domus del Centauro, una delle più belle stanze da letto del sito archeologico di Pompei. Italo vuole fare la sua parte per far si che i grandi monumenti tornino a godere della loro originaria bellezza e affianca LoveItaly negli interventi di recupero e restauro. L’iniziativa di Italo affianca gli altri tre progetti di recupero messi in cantiere dall’associazione: uno scavo nel Foro Romano, un dipinto tardo-cinquecentesco danneggiato dall’alluvione di Firenze del 1966, un ciclo pittorico di dipinti rinascimentali a Venezia. LoveItaly nasce due anni fa dall’iniziativa di LV Venture group, holding di partecipazioni in startup digitali, quotata a Piazza Affari ed un gruppo internazionale di esperti, professionisti di beni culturali e volontari per sostenere, tutelare e promuovere il patrimonio artistico del Bel Paese attraverso il crowdfounding, ossia una forma di micro finanziamento dal basso che mobilita persone e risorse online. Oltre al reperimento delle risorse finanziarie per rendere concreti quei progetti di recupero del patrimonio culturale italiano che versa in cattive condizioni, LoveItaly punta a creare nuove occasioni per avvicinare le persone alla cultura con iniziative e progetti in tale senso. “Dal profondo Sud fino al Nord Italia, i siti e le opere che avrebbero bisogno di essere recuperate sono moltissime”, spiega Gloria Arditi, socia fondatrice e membro del consiglio direttivo di LoveItaly, nel corso dell’inaugurazione della  Lounge di Italo-Ntv a Napoli. “Quello che però serve per poter prendere in considerazione una richiesta è una concreta idea di intervento in regola sia dal punto di vista amministrativo che da quello della sua validità. Individuiamo i progetti grazie a quanto ci viene presentato dalle Sovrintendenze, dalle Università, dalle Fondazioni, dagli enti, dai restauratori e appassionati cittadini. E’ un percorso virtuoso che ci consente di essere protagonisti di un cambiamento necessario a sostegno del patrimonio italiano che è immenso e che, quindi, necessita della piccola e grande collaborazione di ognuno di noi, anche con poco. Se diventiamo tutti micro mecenati, in tanti cambieremo le cose”. Per la Domus del Centauro di Pompei è stato possibile donare attraverso un QR code; per il sarcofago di Tiasio Marino, un’opera di età imperiale, hanno collaborato invece le giovani restauratrici dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro di Roma, a cui è stata data la possibilità di mettere in pratica i loro studi. Quanto alla scelta dell’oggetto dell’intervento, la Casa del Centauro, si trova in uno dei quartieri più importanti della città, già prediletto dall’aristocrazia Sannita, anche per la sua vicinanza al Foro. All’interno il più bel cubicolo della domus, esempio più importante di una stanza con anticamera e alcova della tarda età, cioè del II secolo a.C. che fu il momento della massima fioritura della città, spiega Fabio Galeandro, responsabile della Regio VI del sito pompeiano.

Eduardo Cagnazzi

 

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pompei recupero archeologicopompei restauro italo





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