Ritrovi. L’arte poetica e il coraggio di pubblicarla
Ritrovi. L’arte poetica e il coraggio di pubblicarla: Stelvio di Spigno, Fermata del tempo, Marcos Y Marcos
di Lucilla Noviello
E’ meno semplice leggere la poesia, meno usuale, probabilmente. Sembra essere un genere per pochi, per coloro che in particolare amano la carta, o non badano al passaggio del tempo. Oppure semplicemente è un genere che, per quanto occupi poco spazio in un volume, abbia generalmente posto dentro una rilegatura sottile, presenta una densità propria – una sua specifica e spessa densità di genere – da produrre un rispetto che spesso trova il suo limite nel timore. Ma la poesia – quando è arte - si impone da sé. Ha solo bisogno di essere letta, appunto, come un qualsiasi altro messaggio scritto: un romanzo, un fumetto, un sms, o un vecchio volume della Treccani. Ha solo bisogno di essere conosciuta, sciolta, resa leggera nel suo dispiegare la parola – e soprattutto la composizione – affermandosi come opera e non come esercizio privato.
Il libro di Stelvio Di Spigo, Fermata del tempo, edito da Marcos y Marcos, è una raccolta di composizioni poetiche su cui il lettore – grato al coraggio di quegli editori che ancora pubblicano poesia in un Paese come il nostro dove l’arte poetica esiste ed è riconosciuta al di là dei premi e delle politiche, per fortuna, perché i poeti si impongono da sé – potrà trovare la parola contemporanea e la metafora classica; su cui non rimpiangerà di aver incantato la propria cultura o la propria ingenuità lasciandosi guidare in un percorso di memoria; di ritrovi tra morti; di riflessione, a volte cinica a volte mirabilmente infantile, su ciò che mai il futuro sia. Su ciò che ci negherà.
Su come lo sviluppo potrà esistere – quello di una terra o di un essere. Composizioni poetiche come La strage di Filippo in cui la tragedia è una dimensione così piccola e umana da diventare ancora più difficile da guardare nel suo nero centro opprimente; oppure Questioni di pronuncia in cui la gioventù, anche se tristemente, è pur sempre qualcosa di lieve e circolare; o Fotografie dell’epoca assoluta che sembra rappresentare il passato di ognuno di noi: non perché somigli a qualcosa che a ognuno di noi sia capitato ma perché rende tutto uguale il miserevole che, pur se andato via, pur se trascorso, ancora ci commuove, ci fa pena – come solo noi stessi sappiamo farci pena – e ci riporta l’immagine riflessa di noi stessi, come umanità semplice ma non ancora salva.
Stelvio Di Spigno, Fermata del tempo, Marcos y Marcos editore. Pagg. 111. Euro 15,00.