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Culture
Siamo solo piatti spaiati, il libro che insegna quanto è bella l'imperfezione

Siamo umani, ma è ciò che facciamo dopo l’errore che ci qualifica (dal trailer ufficiale del corto Siamo Solo Piatti Spaiati).

Siamo Solo Piatti Spaiati scritto da Alessandro Curti, è la storia di Davide un adolescente di buona famiglia, al qualesembra non mancare niente. Un bel ragazzo che per leggerezza fa un errore, come può capitare perché siamo umani... Da questa “caduta” per Davide, si apre uno scenario che non avrebbe mai immaginato: la comunità e l’incontro con ragazzi della sua età, che hanno avuto una vita completamente diversa dalla sua.Siamo Solo Piatti Spaiati è anche un corto (produzione C1V Film e Cinzia Tocci) che vede l’esordio cinematografico di Simone Baldasseroni (Biondo, rapper di Amici) nella parte del protagonista, Davide. Un corto girato interamente a Roma, con la partecipazione straordinaria di Massimiliano Vado, che diventa strumento per ingaggiare e stimolare – attraverso le immagini – la curiosità anche per i ragazzi invitando a leggere il libro e trasformarlo in occasione di confronto con gli adulti. Chi apparecchia con piatti spaiati? Solo chi sa vederne l’unicità e la vera bellezza. Siamo Solo Piatti Spaiati è un inno alla diversità, è una “tavola” apparecchiata con tanti colori, per una società che non s’identifica in un servizio fatto in serie (quarantotto pezzi qualunque), ma nella meravigliosa e poliedrica varietà di uomini e donne che, insieme, esaltano l’uno le qualità dell’altro. Siamo Solo Piatti Spaiati è un libro che ci insegna non a cercare la perfezione ma ad accettare di essere imperfetti scoprendone la sorprendente bellezza. Oggi ne parliamo con l’autore Alessandro Curti.

Copertina
 

Questa storia di Siamo Solo Piatti Spaiati, nasce dalla tua esperienza di educatore?

E’ una delle storie che in tanti anni come educatore ho collezionato; qui le ho intrecciate eromanzate, per una storia che potrebbe essere quella  di  un qualunque adolescente. Racconta di un incontro che coinvolge tantissime persone e sarebbe banale ridurlo a quello tra un educatore e un ragazzo. Un effetto domino,dove nessuno si può sottrarre alla “contaminazione”(parola che può dare fastidio, visto il periodo, ma che rende l’idea). Il libero arbitrio, è la forza vera, il superpotere che Davide, alla fine scopre di avere. I guai, purtroppo, ci vengono a cercare ovunque e, anche Davide, al quale apparentemente non manca nulla, ( è bello, ha una vita “comoda e dotata di tutti i comfort) si scontra con la vita, completamente diversa,  di chi non ha più nulla, se non la comunità.

Alessandro, quanto c’è di te in Andrea, l’educatore di Siamo Solo Piatti Spaiati?

Di me c’è tantissimo, chi mi conosce personalmente o professionalmente, dice di riconoscermi nel suo personaggio. Andrea, però, è migliore di me, più rotondo, meno spigoloso. Forse è l’educatore che avrei voluto essere, il modello a cui mi sono ispirato. Nell’incontro tra Davide e Andrea scatta una scintilla, nonostante la rabbia e il rifiuto iniziale di Davide. La ragione è semplice:l’ha mandato in crisi, l’ha costretto a fare i conti con se stesso e la sua imperfezione, regalandogli la possibilità di scegliere. Questa rappresenta la speranza, forte e assoluta, che nonostante le nostre resistenze, possiamo imparare dai nostri errori, accettando di essere non invincibili ma imperfetti.

Qual è la difficoltà più grande che hai incontrato nella stesura del libro?

L’idea mi è venuta proprio per l’esigenza, dopo Padri imperfetti e Mai Più Sole, dichiudere la trilogia parlando di figli mettendo in campo il punto di vista dei ragazzi incontrati in comunità. La parte più difficile è stata proprio quella di fare in modo che Davide, rimanesse l’adolescente che è senza perderlo di vista e  i filtri che, per forza di cose ho in quanto adulto e educatore, non lo cambiassero.Era importante che Davide fosse esattamente come lo avevo incontrato, nei tanti ragazzi con i quali ho lavorato e che potesse parlare “la sua lingua”. Per questa ragione nel libro, è proprio lui a parlare in prima persona e a raccontarsi. Questo è stato molto complicato, ma una bella esperienza.

Siamo Solo Piatti Spaiati è anche un corto, del quale hai curato la sceneggiatura. E’ stato difficile tradurre in immagini il tuo libro?

La prima complicazione è stato ridurre un libro di 200 pagine, in un corto di 15 minuti. Nel libro sono le parole che hanno il compito di dipingere immagini e all’inizio ho cercato di fare lo stesso scrivendo la sceneggiatura. Solo in seguito ho capito come le parole, a volte, non servano. Sono gli sguardi intensi, i silenzi a tracciare e dipingere i sentimenti, le relazioni che s’instaurano tra i protagonisti. Davide impara a guardare il mondo da un altro punto di vista, riuscendo a vedere attraverso gli occhi degli altri.

A chi vorresti potesse arrivare?

Mi piacerebbe che arrivasse a tutti quei ragazzi che hanno il salame sugli occhi grazie alla comfort zone che noi genitori gli costruiamo intorno, convinti che sia questa a proteggerli. Il mondo è fatto di tantissimi colori, di sfumature, di esperienze, di vita.Vorrei che il mio libro offrisse un’esperienza “virtuale” anche a quelli che non incontreranno le stesse problematiche di Davide o di tanti altri. E’ importante essere a conoscenza di quello che abbiamo intorno, delle possibili “trappole” nelle quali è facile cadere. Imparare a guardare, davvero, per esercitare una coscienza critica e il libero arbitrio. Questo è il vero “super potere” che dovremmo augurarci per i nostri ragazzi, non solo per l’adolescenza, ma per la vita. A questo proposito è molto bella la figura della mamma di Davide, che, con una fatica immensa, simette in discussione e dall’incontro di suo figlio con Andrea, si lascia contaminare. Capisce che Andrea si prende cura di suo figlio, da questa consapevolezza, si apre a una nuova possibilità di dialogo che le era sconosciuta.

Secondo la tua esperienza di educatore e genitore, cos’è che non ci fa vedere i problemi, le difficoltà dei nostri ragazzi?

Il problema degli adulti è di accettare che siano adolescenti. Generalmente continuiamo a crederli bambini, o li immaginiamo già grandi, preferendo fantasticare sul loro futuro. Questo ovviamente, dovrà essere roseo e confortevole, secondo parametri che noi stessi abbiamo pianificato. Accettare che possano attraversare una fase complicata come l’adolescenza, non è semplice. Tra l’infanzia e la maturità c’è un mondo intero. La strategia migliore è quelladi Andrea: lui qualunque cosa succeda, c’è. Non giudica, non impone.

Di questa trilogia, Padri Sbagliati, Mai Più Sole e Siamo Solo Piatti Spaiati, a quale sei più legato?

In realtà tutti e tre sono speciali e per ragioni diverse. Il primo, proprio perché il numero uno, è il più emotivo. L’ho scritto in un momento in cui ero appena diventato padre e lavoravo con padri che spesso avevano difficoltà a stare con i figli.Mai più Sole è stato un bell’esercizio perché raccontare le emozioni, il vissuto delle donne è stato davvero complicato. Ho dovuto osservare a fondo le donne che avevo intorno per cogliere gli spunti che mi servivanoa comprenderne la sensibilità e i punti di vista. Siamo Solo Piatti Spaiati tratta del contesto in cui mi piace lavorare, dove sono  cresciuto anch’io. Sono partito, infatti, come obiettore convinto, pensando di fare solo il servizio civile e, come quasi tutti, vicino a casa potendo continuare a studiare all’università Sono partito per quello che credevo un piccolo spostamento che si è rivelato il viaggio della vita.

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    siamo solo piatti spaiati. alessandro curti





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