"Storia di un postino solitario" di Denis Thériault, Frassinelli
La recensione/ "Storia di un postino solitario" di Denis Thériault (casa editrice Frassinelli/Sperling&Kupfer)
Di Alessandra Peluso
Leggendo il titolo “Storia di un postino solitario” balzano alla mente i termini “solidaire”, “solitaire” di Albert Camus, dietro i quali si nasconde la personalità del filosofo solidale e solitario. Non si cambia idea nel leggere l’intero romanzo scritto dallo scrittore canadese, Denis Thériault e tradotto da Margherita Belardetti per la casa editrice Frassinelli/Sperling&Kupfer.
Il postino, Bilodo, ventisettenne, ha una personalità solitaria, schiva, e solidale con l’umanità, quest’ultima viene espressa con estrema chiarezza nell’intero romanzo. Si tratta di una storia d’amore, svariate le sfaccettature dell’amore, quello che Bilodo dimostra nei riguardi del suo lavoro, della scrittura, rivolto ad un altro essere umano e ad una donna.
Tuttavia, ciò che si intuisce, al di là di un’atmosfera romantica, dolce, poetica, è la predisposizione di solidarietà, appunto, del giovane che gli comporta uno sdoppiamento della personalità, sino alla conoscenza di sé, della propria identità e dei propri limiti. Forse, questa sospettosa e inaspettata riflessione appartiene già all’autore, Denis Thériault, come potrà scaturirà anche nel lettore.
Si legge nella quarta di copertina: «Dopo storia di “Una ladra di libri”, un nuovo romanzo sulla magia della letteratura e sulla forza che hanno le parole di farci sognare, innamorare, vivere!». E allora, sarà così “Storia di un postino solitario”: indurrà al sogno, farà persino innamorare, e l’indugio all’amore condurrà alla bellezza dell’esistenza.
In un amabile carteggio tra Gaston Grandpré, Ségolène ed il giovane postino Bilodo, si snoderà il romanzo, incantando il lettore. Sopraggiunge la poesia, verso la quale il postino nutre una passione che diventerà sempre più profonda in lui sino allo studio dell’haiku, componimento poetico giapponese.
Pertanto, sono molti gli ingredienti che garantiscono una quiete dello spirito e una pace, mentre il lettore sogna di essere lui, lei, o Gaston, o un verso, o semplicemente uno spettatore.
E dunque, nella poesia «alcuni fiori / sbocciano in sette anni / da quanto tempo / bramo di confessarti / l’amore che porto a te», un assaggio dei versi scritti dai protagonisti del romanzo.
In tal modo, e non soltanto, si impara a gustare un romanticismo perduto, perché, eccetto qualche inguaribile romantico, non si vedono amore o raffinatezze della mente e dello spirito. Troppe le ciarle. E la ciarla si sa, è come una folata di vento…, mentre, “Storia di un postino solitario” di Denis Thériault non si lascerà trasportare dal vento, ma rimarrà nel cuore di molti lettori.