Alitalia diventi 'public company'. I dipendenti siano anche azionisti
Che cosa accade alla compagnia dopo il Dl del governo
Il fatto che il decreto varato ieri pomeriggio dal Governo contenga misure per Alitalia ha suscitato – soprattutto sulla rete e sui social – riflessioni e reazioni per la maggior parte critiche che si possono comprendere.
Fin qui – anche prima dello scoppio della epidemia di coronavirus attorno ad Alitalia si sono continuati a commettere errori e compiere vere e proprie scelte scellerate, una fra tutte l’uscita progressiva dal fruttuoso mercato del lungo raggio per concentrarsi sul medio raggio, dove più forte era la concorrenza delle low cost.
Ancora oggi sentiamo parlare di spezzatini cui seguirebbe la “ nazionalizzazione” quanto meno di una parte della Compagnia, forse quella denominata “aviation”. Un tema che – soprattutto in prospettiva e fuori dall’emergenza - non può continuare ad essere trattato in una logica prettamente finanziaria o di gestione del consenso politico.
Bene ha fatto il Governo a nostro parere ad intervenire per evitare di restare senza un mezzo – la Compagnia aerea – che è un fondamentale asset del Paese unitamente all’infrastruttura ferroviaria, ma occorre considerare che tutto il settore del trasporto aereo in Italia ( ma ormai anche nel resto dell’Europa con il caso British o Lufthansa ) ha dei problemi; non dimentichiamoci ad esempio della crisi che ha già investito la compagnia Air Italy posta in liquidazione volontaria cogliendo di sorpresa Governo nazionale e Regione e lasciando “a terra” dipendenti, indotto e passeggeri , già piagati da un sistema della mobilità collettiva che sta retrocedendo le posizioni principalmente in Sardegna (e non si tratta solo degli spostamenti legati al periodo vacanziero ma di un territorio con aziende e persone che hanno la necessità di spostarsi, come tutti, principalmente chi abita su un’isola). Non si può continuare ad affrontare il tema Alitalia parlando di “spezzatini” e senza mettere la testa e studiare un vero e proprio piano industriale che coinvolga tutto il sistema di trasporto collettivo; va fatto e pensato adesso, ragionando a livello interno ed europeo tutelando i nostri interessi approfittando di questo momento di calma e di crisi imposta , studiarlo, e non mutuarlo a seconda dei momenti da questa o quell’altra Compagnia ma applicarsi e ragionare su come rendere profittevole il settore del trasporto aereo inteso come parte di un sistema intermodale di mobilità. Non è detto che lo Stato azionista sia per forza un male – avendo il mercato dimostrato anche nel momento che stiamo vivendo tutti i suoi limiti – ma quello che occorre è che sia profittevole, con il contributo di competenze tecniche e esperti del settore, non con commissari straordinari o “grand commis d’etat”capaci – speriamo - di tenere il linea i conti, ma probabilmente incapaci di gestire industrialmente le realtà aziendali.
La compagnia aerea e il trasporto tutto vanno pensati come un unico sistema di promozione di tutto il territorio e deve tornare ad essere uno uno dei principali motori di sviluppo del Paese.
In questo ragionamento si inserisce – e con cui concordiamo - quanto dichiarato dal Presidente della Regione Sardegna Christian Solinas che si era detto pronto ( e che sta ancora lavorando sul dossier pur nei complicati momenti della gestione della emergenza sanitaria in un’ottica di prospettiva ) ad intervenire promuovendo per Air Italy una operazione di mercato insieme alla Finanziaria Regionale. Ad un certo punto di questi anni di passione per Alitalia si è voluto anche guardare al modello Ryanair che è vero che per la maggior parte opera rotte solo se sovvenzionate ma nell’analizzarlo o nell’invocarlo non si è tenuto in conto un dato importante che emerge da quel modello: rotte punto-punto anche fra destinazioni fra loro improbabili nello stesso momento in cui vengono aperte generano volume, fenomeno quest’ultimo studiato da economisti esperti del settore quali Philipp Goedeking che confermano come una nuova rotta che apparentemente non ha domanda, solo per la sua apertura è in grado di generare domanda e conseguenti flussi. Non siamo quindi proprio così convinti che alienare Alitalia, ovvero ridurla a spezzatino affidando ad altri competitors le attività di volo sarebbe stata proprio una buona idea ma nel contempo occorre per il settore un’idea industriale che sia in grado di far fruttare e non gettare di nuovo nel buco nero di una gestione dissennata una parte dello sforzo economico che lo Stato – ricordiamolo sempre , generando altro debito pubblico che andrà restituito – sta ancora allocando su Alitalia. Questo è vero soprattutto per un Paese come il nostro che ha – mai come in questo momento - necessità di sviluppo e di un nuovo rinascimento sotto il profilo economico, industriale e del turismo che va incentivato in maniera intelligente: ovunque atterra un aereo si genera sviluppo. In questa furia a voler vedere Alitalia come un problema – che certamente va ristrutturata ma non solo intervenendo sul capitale umano o sui costi ma anche facendo investimenti ad esempio sulla flotta che va a questo punto rivista puntando sul lungo raggio – quasi nessuno tiene in conto il valore economico dell’indotto generato dalla Compagnia, considerando il lavoro per i fornitori e la supply chain e per tutti coloro che le permettono di operare nel mercato. Proviamo a lavorare su questi spunti. Alitalia ha certamente bisogno di rivedere il suo sistema delle alleanze e deve vedere il suo futuro in un’idea di rimodulazione del modello di business anche in un’ottica di carattere geopolitico. Grande attenzione deve andare a nostro parere – senza ovviamente abbandonare il Nord America - ai Paesi dell’Eurasia, dell’America Latina e dell’Africa. Alitalia deve integrarsi con il sistema dell’Alta Velocità Ferroviaria – abbiamo addirittura due società che sono attive nel settore – e sul mercato interno deve investire prevalentemente laddove adesso non arriva o non può arrivare l’ Alta Velocità ferroviaria, rivedendo se del caso il modello di aereomobili utilizzati. C’è bisogno certamente del Governo dunque ma non solo per mettere soldi - e speriamo che questa sia l’ultima volta – ma per appoggiare politicamente l’apertura di nuove rotte soprattutto in India, nei paesi dell’Asia, in Cina in maniera particolare dove le ultime esperienze non furono certo positive in termini di orari e di destinazioni. Alitalia rilanciata e rinnovata deve contribuire al rafforzamento del settore in Italia ma deve essere vista come un tassello di un più ampio sistema di infrastrutture e trasporti. Il rafforzamento nel settore dell’Handling aereoportuale, nel Cargo e soprattutto nel Manteinance (dove l’Italia e la sua Compagnia non sono mai state seconde a nessuno) non possono non essere tenuti in considerazione nella costruzione di un vero e proprio piano industriale solo a seguito del quale si dovrà pensare al sistema delle alleanze. Non servono spezzatini ma idee, la finanza non crea valore ma lo scambia e su Alitalia siamo convinti che valore si possa ancora creare, soprattutto nella prospettiva di uscita da questo momento di crisi. . Da ultimo una piccola suggestione : facciamo di Alitalia una vera e propria public company, aiutiamo i suoi dipendenti a divenirne azionisti, proviamo a coinvolgerli con il messaggio che un importante asset del Paese può rinascere anche dal suo stesso interno responsabilizzando tutti.
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