Casi e casini di Borsa/ Banca Generali, scambio per la guida del Leone
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L’idea di fondo è che se qualcuno vuol far valere il proprio appoggio tanto ad Antoine Bernheim quanto a Cesare Geronzi procederà ad arrotondare le posizioni per acquisire maggiori diritti di voto anche al di fuori del patto di sindacato che lega i maggiori azionisti della compagnia. Così ha fatto, puntualmente, Francesco Gaetano Caltagirone, contato tra i supporter di Geronzi e che oltre che consigliere di Generali è vicepresidente di Mps.
Proprio la banca senese sembra diventato l’hub di tutte le manovre in vista dello show down di Trieste il prossimo aprile. Marco Morelli, finora vice direttore generale e direttore finanziario del Montepaschi, è appena approdato alla corte di Corrado Passera in Banca Intesa coi gradi di direttore generale e la competenza sulla Banca dei Territori che stava tanto a cuore ai “torinesi” vicini alla Compagnia di Sanpaolo (primo socio col 9,88% ed ora costretta a fare buon viso a cattivo gioco).
Ma anziché gridare allo scandalo (come fanno invece i sindacati interni) Antonio Vigni si dice “soddisfatto e anche orgoglioso”, mentre già si parla di Giuseppe Mussari alla presidenza dell’Abi. Nel frattempo lo stesso Mps amplia l’accordo commerciale per distribuire le polizze di Axa anche alla rete dell’ex Banca Antonveneta, intascando 240 milioni di euro per il disturbo. Soddisfatti anche i francesi, che portano da circa 2.000 ad oltre 3.000 sportelli la distribuzione e aggiungono altri 1,6 milioni di potenziali clienti.
A questo punto la “moral suasion” nei confronti dei soci francesi presenti nel capitale di Generali perché non ostacolino la coppia Caltagirone-Geronzi potrebbe essere qualcosa di più di un semplice “scambio di cortesia” e magari prevedere, un domani, l’estensione di accordi commerciali anche a Banca Generali.
La quale, dal canto suo, può vantare un andamento positivo in termini di raccolta (gennaio si è chiuso con un saldo positivo di 116 milioni di euro, anche grazie agli ulteriori afflussi legati allo scudo fiscale) e soprattutto inizia a vedere impiegati i capitali finora rientrati e depositati su conti correnti.
Su 200 milioni di euro di raccolta netta positiva dei prodotti di risparmio gestito, infatti, 155 sono riferibili al parallelo deflusso dai conti correnti della banca, che quindi andrà a scontare margini reddituali più elevati nei prossimi mesi. Il che rende la controllata di Generali ancora più appetibile per Axa da un lato, candidandola dall’altra al ruolo di polo aggregante nei confronti di qualche rete di minore dimensione.
Per questo lo scambio di favori potrebbe finire con l’avere qualche conseguenza anche per Axa Investment Managers, società del gruppo francese cui fanno capo le attività di risparmio gestito che a fine 2009 poteva vantare su un patrimonio sotto gestione di quasi 500 miliardi ma che finora in Italia non ha sfondato. Solo fantafinanza o realtà? Sul mercato qualcuno crede di avere capito il gioco e si inizia a muovere, in attesa di aprile.



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