Di Gianni Pardo
José Manuel Barroso, Presidente della Commissione Europea, ha detto che "lo scenario apocalittico di una rottura dell'Eurozona non si è avverato". E ora c'è solo da aspettare la crescita. La reazione ad un simile annuncio non può che essere di gioia. Più o meno come se un malato si sentisse dire che la malattia è meno grave del previsto e si deve solo aspettare la guarigione. Ma il paziente prudente chiederebbe al medico quali sono le ragioni per una simile ottimistica diagnosi.
Nel caso dell'economia europea, le cause della crisi sono di ordine strutturale e di ordine psicologico. Le nazioni soffrono tutte, quale più quale meno, degli stessi mali: uno Stato troppo pesante e costoso, una produttività non competitiva nei confronti dei Paesi emergenti, soprattutto asiatici, un'allarmante disoccupazione e un debito pubblico che, in alcuni casi, fa rischiare il fallimento dello Stato. Ora Barroso dice che siamo fuori da questi problemi ed è normale che ci chiediamo che cosa è successo di positivo nei mesi recenti. Lo Stato è divenuto meno pesante e costoso? Non pare. Si è rilanciata alla grande la produzione industriale, è di molto aumentata l'occupazione, è diminuito il debito pubblico? Nessuna di queste cose si è verificata. Anzi tempo fa dalle agenzie di rating è stata tolta la tripla A alla Francia e alcuni Paesi, come l'Italia, sono entrati in una profonda recessione. Dunque i dati obiettivi non sono cambiati: quando è andata bene sono quelli di prima, quando è andata male sono peggiorati, come nel nostro caso.
Ma, dirà qualcuno, è inutile "gufare". Lo spread sugli interessi del debito pubblico italiano è cambiato in modo inimmaginabile, le borse sono tranquille, nessuno parla di una crisi imminente e la serenità impera: prova ne sia che ci si occupa d'altro. In Italia, per esempio, della campagna elettorale. Giustissimo. E con questo si viene a parlare del lato soggettivo del problema.
Una crisi borsistica è non raramente di origine psicologica, sopratutto per quanto riguarda il momento in cui scoppia. Pensiamo al disastro dei subprime americani. Non è che fino al giorno prima tutti fossero in grado di pagare le rate dei mutui, le banche fossero in ottima forma e non ci fosse nulla da temere, e poi, di botto, tutto sia cambiato, fino al fallimento della Lehman Brothers e a tutti i guai economici degli Stati Uniti. È soltanto avvenuto che, da un giorno all'altro, imprevedibilmente, per un evento magari minimo ma che ha fatto (psicologicamente) valanga, si è riconosciuto come vero ciò che era evidente anche prima, quando si faceva finta di non vederlo. E qui si impone una scelta linguistica: noi diciamo "è l'ultima goccia che fa traboccare il vaso", gli inglesi, echeggiando un detto arabo, dicono "fu l'ultima pagliuzza che spezzò la schiena del cammello". E a noi serve di più l'immagine araba. Infatti un vaso che trabocca versa una piccola parte del proprio contenuto mentre qui si rischia la catastrofe totale.
Oggi il cammello è tranquillo, mentre lo carichiamo. Ma per quanto potremo continuare così? Barroso canta vittoria, ma la Grecia ha forse superato la sua crisi? Quel Paese è tecnicamente fallito. E infatti, proprio per evitare la crisi psicologica che innescherebbe la proclamazione ufficiale di quel fallimento, obtorto collo lo si tiene in piedi con prestiti e regali: ma come finirà?Viviamo un momento d'euforia di origine puramente psicologica. Ma l'euforia non guarisce le malattie. Se le analisi dicono che quella neoformazione è benigna possiamo stare tranquilli, se dicono qualcosa di diverso, non è con l'atteggiamento positivo e l'ottimismo che smetteremo di essere in pericolo. Contano le analisi, non i sorrisi di Barroso.
Invece di essere contenti del livello dello spread italiano, che per fattori psicologici (cioè le promesse di Draghi) è attualmente la metà di quello dell'estate dello scorso anno, con Monti a Palazzo Chigi, preferiremmo leggere che la produzione è ripartita con tale slancio da cambiare la proporzione tra debito pubblico e pil. Che quel debito comincia a diminuire. Che la pressione fiscale è calata. Che la gente ha ripreso a spendere e che le prospettive sono positive. Tutte notizie che non abbiamo letto nei giornali.
Probabilmente, se i governanti dei Paesi europei fossero saggi, dovrebbero approfittare del momento psicologico favorevole per renderlo favorevole anche nella sostanza, adottando provvedimenti capaci di cambiare il quadro obiettivo. Invece sembrano felici dell'apparenza della normalità e se ne contentano. Ameremmo essere capaci di contentarcene anche noi.
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