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Economia
Big Tech e Ue: la Commissione rafforza i poteri per arginare il dominio online

Big Tech e Ue: l'intervento della Commissione Ue 

I riflettori sono puntati sulle piattaforme online: la Commissione Ue si sta preparando a intervenire sulle regole di concorrenza nell’economia digitale, con lo scopo di aprire il mercato a nuovi operatori. Con nuovi operatori e maggiori poteri di intervento, perché le sanzioni pecuniarie non bastano nei confronti dei colossi tecnologici. Il 9 dicembre, come fa sapere il Sole 24 Ore, dovrebbero essere lanciate le proposte per il Digital Services Act e il Digital markets act, elaborate dalla direzione generale concorrenza che fa capo al commissario Margrethe Vestager.  Ma l’iniziativa di Bruxelles non è isolata. Negli ultimi anni è emerso con prepotenza il tema del rischio di monopolio sui mercati delle grandi piattaforme online- in testa Amazon, Apple, Facebook, Google e Microsoft, riunite nella sigla Gafam-, che le Autorità antitrust stanno già cercando di contrastare usando gli strumenti “tradizionali”. Come fa sapere il Sole 24 ore, a scatenare l’intervento dei regolatori è il ruolo di “gatekeeper” rivestito dai big della tecnologia: vale a dire i guardiani, che controllano i canali di internet e che possono decidere se e come far filtrare le informazioni sui motori di ricerca, piattaforme commerciali e social network, e di conseguenza influenzare le regole e i prezzi del mercato. 

Ed è proprio contestando la posizione dominante delle grandi piattaforme online che le Autorità Antitrsut hanno aperto- con pressing crescente- procedure di infrazione. Da ultimo, fa sapere il Sole 24 Ore, si è mosso il Department of Justice Usa che, dopo il rapporto Antitrust di inizio ottobre che accusava le Big tech di monopolio, un mese fa ha aperto un’istruttoria contro Google. Iniziativa replicata pochi giorni dopo anche dall’Antitrust italiana, che per Google ha ipotizzato un abuso di posizione dominante per “l’utilizzo discriminatorio- si legge nella nota dell’Autorità- dell’enorme mole di dati raccolti attraverso le proprie applicazioni”.

E la Commissione Ue due settimane fa, fa sapere il Sole 24 Ore, ha annunciato di avere avviato due indagini contro Amazon: per l’utilizzo improprio dei dati dei venditori indiepndenti che usano la sua piattaforma e per pratiche sleali, volte a favorire la vendita dei suoi prodtotti e dei venditori che usano la sua logistica. Quasi un accerchiamento per le Big Tech, che in u in futuro dovranno fare i conti con le nuove regole che la Commissione Ue sta per presentare (e che poi dovranno affrontare l’iter legislativo europeo). Non è una crociat: Bruxelles è consapevole dei benefici che arrivano dalle piattaforme, anche al commercio transnazionale. Ma un mercato immenso presidiato da pochi e con enormi difficoltà di ingresso di nuovi operatori economici A discapito delle regole di libera concorrenza, alla base dell’Ue, e dei consumatori. 

Big Tech e Ue: le proposte 

L’azione della Commissione si articola in più parti. Nel Digital Services act un punto fermo è il cambiamento di approccio: gli interventi ex post non sono in grado di contrastare il potere di mercato delle piattaforme, occorre quindi puntare su regole ex ante. L’Europarlamento, fa sapere il Sole 24 Ore, nella risoluzione del 20 ottobre 2020 ha chiesto alla Commissione di individuare i requisiti supplementari e un elenco delle azioni positive e negative che tali operatori sono tenuti a rispettare e che è loro vietato di intraprendere. Bruxelles ha lavorato, come riporta il Sole 24 Ore, sul New competition tool che affiderebbe alla Commissione il potere di imporre dei rimedi in mercati con strutturali problemi di concorrenza senza bisogno di identificare una specifica violazione, né aprire una procedura di infrazione. Si potrebbe anche arrivare alla “separazione strutturale dei servizi in circostanze estreme”, ha anticipato il commissario Ue per il Mercato interno, Thierry Breton. “Sono poteri ispirati a quelli dell’Antitrust britannico nelle market investigations- spiega l’avvocato Enzo Marasà, counsel di Portolano Cavallo-. Si tratta di verificare se in un mercato ci sono dei colli di bottiglia e imporre rimedi comportamentali, come il divieto a tempo di alzare i prezzi o strutturali come l’obbligo di cedere una parte di attività. Uno strumento più agile di quelli tradizionali, ma va usato con cautela per evitare lunghi contenziosi”. 

“Il New competition tool è un potere efficace, che potrebbe essere usato in tutti i settori, come accade nel Regno Unito”, afferma Massimo Motta, docente di Economia all’Università di Barcellona e già funzionario alla Commissione europea. "Limitarlo al mercato digitale- prosegue- per integrare un set di regole che rischia di invecchiare rapidamente, vista l’evoluzione di mercato, è una grande occasione perduta. Inoltre, le nuove norme antritrust lasciano irrisolti vari nodi, come quello delle acquisizioni massive di piccole società e start up da parte dei grandi gruppi, per cui servirebbe riformare le regole sulle fusioni, né bloccano l’ingresso delle Big tech in settori sensibili, come quello medico o delle assicurazioni, da cui potrebbero scaturire condotto discriminatori se non si regolamenta l’uso dei dati in loro possesso”. 

Big Tech e Ue: le applicazioni

Per capire come si applicheranno le norme vanno comprese prima le definizioni: va stabilito cos’è il digitale e cos’è una piattaforma, ad esempio. Di certo, fa sapere il Sole 24 Ore, nella sfera d’azione entreranno le Gafam, ma potrebbero ricadervi anche alti soggetti. Su questo fronte, la Commissione ha già avviato la revisione della Comunicazione sulla definizione di “mercanto rilevante” del 1997, alla luce dello sviluppo delle nuove tecnologie e del digitale. In quest’ambito, viene riportato dal Sole 24 Ore, lo studio legale Grimaldi preparerà per la Commissione un report: “Stiamo esaminando le prassi antitrust dei Paesi Ue e non Ue- spiega il managing partner, Francesco Scaiudone- per valutare la sostituibilità dei mercati tradizionali alla luce dell’innovazione tecnologica e del digitale e definire i confini dei nuovi “mercati rilevanti”. "E’ un passaggio necessario per stabilire il campo d’azione delle norme antitrust nel nuovo contesto modificato dal digitale”. 

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