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Economia

ignazio visco

Quali siano gli istituti in questione Visco non lo ha detto direttamente, ma l’elenco è presto fatto. Se Mps deve decidere come aggiornare il proprio piano industriale per ottemperare alle richieste della Ue, che ritiene necessari ulteriori tagli dei costi rispetto a quelli già in corso di attuazione (il che porta gli analisti a non escludere che Siena possa dover ridefinire il piano esuberi) ed un “intervento di ricapitalizzazione per 2,5 miliardi (pari all’attuale capitalizzazione di borsa, ndr), da realizzare nel corso del 2014” di cui “una parte rilevante” servirà al rimborso dei Monti Bond “in anticipo rispetto a quanto contemplato dall’attuale piano”, come confermato ieri dal Tesoro, Banca Carige è in questi giorni nell’occhio del ciclone anche in borsa dopo che la Procura di Genova ha acquisito il rapporto investigativo della Vigilanza di Banca d’Italia dello scorso 2 settembre.

L’istituto ligure, vicino alla famiglia Scaloja, avrebbe bisogno di un aumento di capitale da 800 milioni (appena inferiore al miliardo di capitalizzazione attuale) ma l’incertezza sui tempi dell’operazione o di ulteriori dismissioni, dopo una prima serie di cessioni di asset “non strategici” che ha portato nelle casse attorno ai 125 milioni di euro, come quelle delle controllate Banca del Monte di Lucca, Cassa di risparmio di Carrara, Banca Cesare Ponti e Cassa di risparmio di Savona, che sarebbero allo studio ma per molti analisti sono difficilmente realizzabili (specie ora che molte banche stanno cercando di ridurre gli attivi e limare le reti di sportelli), assieme ai problemi legati ad una governance poco trasparente, lasciano presagire più di un “mal di pancia” alla prossima assemblea del 30 settembre, convocata per il rinnovo del Cda dell’istituto.

Di milioni ne servirebbero 300 alla Cassa di Risparmio della Provincia di Teramo (Tercas), istituto già commissariato da maggio la cui crisi oggi si ripercuote sulle quotazioni di borsa del Credito Valtellinese, già socio all’8% e secondo alcune voci pronto a fare la sua parte (170-200 milioni di mezzi freschi che dovranno probabilmente essere chiesti agli stessi soci del CreVal) pur di dare vita a un nuovo gruppo (che potrebbe chiamarsi Cassa dell’Adriatico) destinato a nascere dalla fusione di Tercas e della sua controllata Cassa di risparmio di Pesaro (Caripe) con la CariFano del gruppo CreVal, un gruppo che a quel punto controllerebbe 200 filiali e masse gestite per 6,5 miliardi di euro. In questo caso si dovrebbe sapere qualcosa di più a partire dal 19 settembre quando i negoziati tra i due istituti dovrebbero entrare nelle fasi conclusive.

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