Crollo del settore manifatturiero in Cina
Crolla oltre le previsioni il settore manifatturiero cinese a luglio, segnando i valori minimi dal novembre 2011. L'indice Pmi Caixin calcolato da Markit si ferma a quota 47,8, in flessione rispetto al dato flash del 23 luglio scorso, a 48,2, e molto al di sotto di quota 50, la soglia che divide un mercato in contrazione da uno in espansione. A incidere sul calo, secondo gli analisti, il crollo dei mercati del mese scorso, che avrebbe raffreddato l'attività produttiva: l'effetto potrebbe essere transitorio, per i più ottimisti, se le misure varate dal governo cinese per salvare i mercati mostreranno efficacia nelle prossime settimane. Rallentamento più contenuto del settore manifatturiero, invece, secondo l'indice ufficiale calcolato dall'Ufficio Nazionale di Statistica cinese, che per il mese di luglio si è fermato a quota 50, segnando una stagnazione del mercato, e in calo rispetto al 50,2 di giugno scorso.
Il Pmi rappresenta un valore chiave per comprendere l'andamento dell'economia cinese, che nei primi sei mesi dell'anno è cresciuta del 7%, in linea con gli obiettivi del governo per il 2015 fissati a marzo scorso e in progressivo rallentamento rispetto al 7,4% di crescita del 2014, ai minimi degli ultimi 24 anni. Il primo semestre è stato caratterizzato da una forte pressione al ribasso, con una debole domanda sia interna che esterna e un calo degli investimenti, che per gli analisti potrebbe dare il via a nuove misure per sostenere la crescita da parte del governo. Nei primi sei mesi dell'anno, la banca centrale ha tagliato per quattro volte i tassi di interesse (la prima volta a novembre 2014) e ridotto per tre volte i requisiti di riserva obbligatori delle banche. I vertici del Partito comunista cinese riuniti nei giorni scorsi hanno promesso misure mirate per favorire la crescita e maggiore attenzione ai rischi di sistema, dopo i due crolli del mercato azionario avvenuti in poche settimane.
Il crollo del manifatturiero in Cina alimenta timori su un rallentamento dell'economia e trascina giù le borse. A metà seduta Shanghai perde il 2,43 per cento con lo Shanghai Composite Index che cede 88,93 punti per scendere a quota 3.,574,80. Ancora peggio va a Shenzhen, seconda piazza finanziaria cinese, dove lo Shenzhen Composite Index arretra del 2,96% pari a 62,47 punti e scende a 2.048,15.