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Economia
Confindustria, Illy non si autocandida. Gli incontri di Mattioli al 7° piano

Prima i rumors insistenti su un suo ritiro dalla corsa, anche per seguire la complessa fase che sta vivendo la sua azienda. Poi una nota in cui precisa la sua posizione. Andrea Illy, uno dei candidati alla corsa alla presidenza di Confindustria, non presenterà una autocandidatura, perché non ha raccolto le sufficienti firme per superare lo step formale che richiede in questi casi lo Statuto, ma non esclude di poter entrare in gioco nella successiva fase delle consultazioni dei saggi, anche se le condizioni per la raccolta del consenso  sono difficili.

Boccia
 

"Come noto - scrive l'imprenditore triestino in un comunicato - negli ultimi mesi mi sono impegnato nella verifica, in Italia e all'estero, delle condizioni per la realizzazione di un Piano Strategico per l'Italia, confrontandomi con centinaia di imprenditori, amministratori pubblici, accademici e rappresentanti istituzionali. Ancorchè l'idea del Piano Strategico per l'Italia abbia riscontrato un gradimento sorprendentemente elevato, non sembrano sussistere al momento le condizioni operative per la sua realizzazione, secondo le modalità originariamente concepite. Ciononostante il nostro Paese è in condizioni di grande fragilità, specie di fronte a un possibile shock internazionale. L'idea di elaborare un Piano Strategico per l'Italia rappresenta una delle poche soluzioni per riguadagnare credibilità a livello internazionale e mobilitare più investimenti per uscire dalla prigione del debito pubblico. Poichè il ruolo di leadership che potrebbe esercitare Confindustria in questa iniziativa è determinante, sarebbe opportuno separare la dinamica del Piano Strategico dalla problematica del rinnovo della carica di presidente di Confindustria. È dunque necessario far ricorso alla più ampia consultazione a livello dei consigli di tutte le associazioni settoriali e  territoriali, onde evitare le possibili distorsioni cui si presta la procedura di autocandidatura". 

Chi era presente oggi a Roma in Confindustria racconta di una sala Pininfarina stracolma (rispetto alle normali riunioni del Consiglio) consapevole che da oggi si aprono ufficialmente le danze per la designazione del nuovo presidente, processo che partirà entro una settimana con la raccolta delle autocandidature. I saggi estratti al termine di una complessa procedura (è stato estratto anche il nome dell’imprenditore incaricato a sua volta di tirare fuori da un bussolotto i nominativi dei tre saggi da una lunga lista di industriali indicati da past president e comitati) sono i due veneti Andrea Tomat e Andrea Bolla, e l'umbra Maria Carmela Colaiacovo.

In sala sono stati visti big come Marco Tronchetti Provera, Pietro Salini e Paolo Astaldi che difficilmente si vedono invece nelle riunioni di routine nel corso dell'anno. Al termine della riunione, fonti interne che frequentano il settimo piano dell'associazione dell’Aquilotto (dove ci sono gli uffici dei vertici) raccontano di una girandola di incontri con tanto di catering organizzati dalla vicepresidente Licia Mattioli, una dei candidati a succedere a Vincenzo Boccia che ha l’appoggio della struttura. A cominciare dal presidente. In sala, già ipotesi di vicepresidenze assegnate in cambio di sostegno da parte dei candidati.

Assente quello che sembra il runner da battere e cioè il milanese Carlo Bonomi, impegnato al World Economic Forum di Davos con il suo grande sponsor Gianfelice Rocca. Insomma, la partita è entrata nel vivo (gli altri aspiranti candidati sono Emanuele Orsini e Giuseppe Pasini) e la temperatura, a differenza delle passate tornate elettorali dove comunque il Sistema presentava un certo grado di divisione, pare già a livelli molto alti. 

Sul consenso delle territoriali, le ultime indiscrezioni che arrivano da Radio-Confindustria segnalano un Veneto ancora spaccato. Veneto-Centro, ovvero la grande confederazione che raggruppa le associazioni di Treviso e Padova, sarebbe pro-Bonomi, Venezia, invece, pro-Mattioli. Verona e Vicenza non hanno ancora deciso, ma hanno messo in agenda a breve un Consiglio generale per valutare il da farsi. 

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