
Soffocate dalla stretta creditizia e da 19 mesi di recessione, le imprese italiane hanno una nuova chance: le obbligazioni societarie. Rappresentano spesso un investimento conveniente e permettono alle aziende medio-piccole di affrancarsi dal credito bancario.
Lo scrrive il Wall Street Journal, individuando in questa strada aperta da "decreto sviluppo" uno dei settori italiani di maggiore prospettiva. Le società che, di recente, hanno annunciato emissioni obbligazionarie sono in crescita. A ottobre è stato il turno di Cerved, con un finanziamento di 780 milioni di euro e una scdenza tra i 6 e gli 8 anni.
L'obiettivo è creare un tessuto di medie imprese meno dipendenti dalle banche. Tanto più che in Italia le piccole e medie aziende sono ancora una fetta importante dell'economia italiana. Le imprese con meno di 20 addetti rappresentano il 60% della forza lavoro in Italia, più che in Spagna (ferma al 50%) e Portogallo (al 30%) e ad anni luce dal 20% di Germania e Stati Uniti.
Se le banche hanno concesso 873 miliardi di prestiti, per ora il mercato dei corporate bond è piuttosto minuto, pari a circa 90 miliardi di euro e circoscritto a pochi giganti, come Pirelli, Eni e Telecom. Secondo le stime del governo, sarebbero più di 30 le aziende capaci di ricorrere alle obbligazioni grazie alla nuova legge, per nuove emissioni che potrebbero toccare i 10 miliardi di euro nei prossimi 18 mesi. Mediobanca però amplia le aspettative: il mercato potrebbe valere cinque volte tanto.
In questo modo - scrive il Wsj - il sistema imprenditoriale italiano può trovare un'alternativa valida ai finanziamenti bancari, sempre più complicati. A novembre i prestiti alle imprese si sono infatti ridotti del 3,4% a novembre rispetto all'anno precedente. Il governo Monti ha tentato di avviare riforme che sostengano il Paese nei prossimi anni. Ma le imprese hanno bisogno di ossigeno. Subito. Come dimostra il fatto che il 78% dei prestiti bancari è a breve termine, un tasso inferiore solo a quello greco e doppio rispetto a quello francese.