
Una stoccata a Monti e una carezza a Berlusconi. La Corte dei conti critica la manovra lacrime e sangue del Professore e definisce "intuitive e dondate" le ragioni del condono, strumento caro al Cavaliere.
L'obiettivo di una sanatoria sarebbero la "deflazione del contenzioso" e la "realizzazione in tempi rapidi di introiti che difficilmente potrebbero essere realizzati". Sono le parole del procuratore generale della Corte dei Conti, Salvatore Nottola, precisando che la normativa del condono può avere tuttavia "un effetto patologico" legato alla mancata riscossione del gettito. "Altro discorso" è il condono ediliozio, "da evitare".
Come da tradizione, per l'inauguarzione dell'anno giudiziario, la Corte disegna un ritratto delle casse italiane. A partire dalla corruzione, capace di minare la solidità dello Stato più di "prestigio, imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione". L'allarme è stato lanciato dal presidente della Corte, Luigi Giampaolino (nella foto). "In particolare - ha osservato - la natura sistemica della corruzione ha comportato un ingigantimento del bene giuridico offeso e una rarefazione del contenuto di disvalore dei singoli comportamenti di corruzione". I danni stimabili dalla corruzione sarebbero di 60 miliardi.
Al di là del male della corruzione, Giampaolino ha tirato le orecchie a Monti, perché l'aumento della pressione fiscale "già 'fuori linea' rispetto ad altri paesi europei ha favorito le condizioni per ulteriori effetti recessivi". E questo nonostante l'equilibrio resti "fragile", con il rischio di "una rincorsa incompiuta" degli obiettivi di bilancio. Come a dire che gli sforzi chiesti dal Professore potrebbero non essere sufficieni. "Al nuovo Parlamento e al nuovo governo spetta il compito di esplorare, restando all'interno del sentiero di risanamento che conduce al pareggio di bilancio, le azioni in grado di generare una più equilibrata composizione di entrate e spese, una volta superata l'emergenza finanziaria".
Il procuratore generale della Corte, Salvatore Nottola, ha invece puntato il dito contro le società partecipate, spesso troppo opache: "Sono stati calcolati in oltre 5 mila gli organismi privati che, costituiti e partecipati dagli enti locali, gestiscono i loro servizi, con un indebitamento valutato in 34 miliardi di euro. Nelle aree di coesistenza di capitali 'pubblici' e 'privati' vanno di frequente ad annidarsi fenomeni di corruzione. E' ormai indispensabile e urgente procedere alla formazione di un testo legislativo organico sul sistema degli enti partecipati da pubbliche amministrazioni e delle risorse da essi impiegate, che riconosca esplicitamente la loro natura pubblica".