
Tutta colpa del debito. Seat Pagine Gialle non dispone delle risorse finanziarie sufficienti per far fronte alle scadenze del 2013 e ha chiesto l'ammissione alla procedura di concordato preventivo.
La notizia ha affossato il titolo, già in debito di ossigeno negli ultimi 12 mesi, che a lungo non è risuscito a fare prezzo. Ammesso alle contrattazione, in chiusura cede il 26,67%. In pratica le azioni di Seat Pg hanno polverizzato il proprio valore, a 0,001 centesimi. In un solo anno il ribasso è stato superiore al 97%.
Il dislivello tra impegni finanziari previsti (200 milioni di euro, di cui 70 per quota capitale e 130 per interessi) e la stima di generazione di cash flow per il debito (50 milioni e liquidità per altri 100) è quindi "insostenibile". Il Cda ha presentato una domanda di pre-concordato, ottenendo immediatamente gli effetti protettivi del patrimonio, in attesa di elaborare la proposta e il relativo piano. Davanti alle linee guida strategiche 2011-2013, il consiglio di amministrazione ha semplicemente alzato le braccia, definendole "non più attuali e raggiungibili".

Si fa sempre più intricata la situazione della socetà presieduta da Guido De Vivo (nella foto sopra) che, una settimana fa, il 29 gennaio, aveva già attraversato una giornata di passione, dopo l'annuncio del congelamento della cedola da 42,2 milioni sulle obbligazioni senior secured (escluse dal processo di ristrutturazione) dovuta al 31 gennaio 2013. Anche in quel caso, il crollo era stato monstre, superiore al 40%. Colpa di uno spiacevole effetto-sorpresa: il management aveva assicurato "tre anni di ossigeno" agli azionisti tramite il dividendo.
Con la richiesta di concordato preventivo, non va in fumo solo la cedola semestrale, ma anche il pagamento dell'interesse del finanziamento bancario senior, in scadenza il 6 febbraio.
Il piano di concordato, si legge nel comunicato diffuso da Seat Pg, "sarà volto a garantire la continuità aziendale sulla base di un impianto strategico realistico e basato su un livello di indebitamento sostenibile, mantenendo il focus sullo sviluppo del business". I creditori non sembrano però disposti a rinunciare alle proprie pretese. Né, per il momento, si vede all'orizzonte un nuovo finanziatore, disposto a pagare per una situazione nata nella pancia della società all'epoca dell'acquisto a leva del 2000 e del maxi-dividendo da 3,5 miliardi scucito nel 2004.