
Spetta agli enti "l'adozione doverosa di iniziative volte alla risoluzione di contratti eccessivamente onerosi". E' il monito della Corte dei Conti, a proposito dei derivati, contenuto nella relazione scritta del procuratore generale Salvatore Nottola.
Secondo la magistratura contabile se inadempiente, "la condotta degli amministratori potrebbe essere censurata sotto il profilo della colpa grave".
Nella Relazione, la Corte dei Conti spiega che "le insidie sottese alla stipulazione dei contratti derivati sono moltemplici", e ricorda che l'utilizzo della finanza derivata "concerne anche le amministrazioni centrali dello Stato che dagli anni Novanta hanno fatto ampio ricorso a detti strumenti con possibili ripercussioni sui conti pubblici stante la natura di 'debito sommerso' che i rischi collegati alla stipulazione dei contratti vengonoa d assumere a tutti gli effetti".
Per i magistrati, sarebbe necessario per "esigenze di trasparenza ed affidabilita' dei conti pubblici" sapere ad oggi quanti dei contratti in essere prevedano delle clausole di estinzione anticipata". Nella Relazione, si ricorda che alla data del 6 aprile scorso, "il nozionale complessivo di strumenti derivati a copertura di debito emessi dalla Repubblica italiana ammonta a circa 160 miliardi di euro, a fronte di titoli in circolazione, al 31 gennaio 2012, per 1.624 miliardi di euro".