
Non c'è due senza tre: dopo un biennio 2010-2011 sottotono, anche il 2012 non ha brillato per numero di debuttanti a Piazza Affari che, anzi, ha assistito a un nuovo calo di operazioni, con solo 6 le Ipo contro le 9 del 2011 e le 10 del 2010. A sbarcare sul listino italiano sono state solo piccole imprese Softec (che ha debuttato sul Mac ed è poi passata sull'Aim-Mac), Arc Real Estate (sempre Mac), Frendy Energy (Aim-Mac), Primi sui Motori (Aim-Mac) e Compagnia della Ruota (Aim-Mac).
Unica eccezione, in tutti i sensi, Brunello Cucinelli, il "re del cashmere" italiano, che ha debuttato sul listino principale (Mta) il 28 aprile dello scorso anno dopo aver chiuso anticipatamente il proprio roadshow grazie a un boom di domande (risultate pari ad oltre 17 volte il quantitativo di titoli offerto) che ha consentito di chiudere il collocamento sul prezzo massimo previsto (7,75 euro).
Un autentico successo nonostante l'evidente affanno del mercato e le perduranti incertezze del quadro macroeconomico italiano ed europeo, che ha assunto i toni del trionfo per gli investitori che hanno creduto nel titolo, salito nel primo giorno di quotazioni a 11,6 euro (con un guadagno del 49,7%) e poi ulteriormente spintosi fino a un massimo di 15,79 euro (+103,75% dal prezzo di collocamento, +36,12% rispetto alla prima chiusura di borsa), prima di tirare il fiato e ridiscendere sui 14,15-14,20 euro attorno a cui oscilla in questi giorni il titolo.
Merito evidentemente dell'ottimo lavoro fatto dai collocatori, Mediobanca in testa, ma anche dell'appeal dell'azienda e del settore in cui opera, il "made in Italy" di lusso, capace di trovare molti estimatori tra i grandi investitori internazionali, come era apparso evidente fin dal primo giorno guardando la ripartizione del collocamento su base geografica (ai fondi del Regno Unito era andato il 31% del totale dei titoli, a quelli statunitensi il 27%, agli italiani il 17%, agli gnomi svizzeri l'11%, al resto della Ue l'11% e all'Asia il 3%).