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Economia
"Il governo vuole espellere l'industria". Denuncia choc dell'economista

E il fenomeno della reindustrializzazione?
"E' una simpatica storia di marketing. E' vero che qualche azienda sta tornando indietro, ma stiamo parlando di una quota minima del manifatturiero. Anche in America, stiamo assistendo a un ritorno dell'industrie, ma si tratta di numeri molto piccoli. Industrie, oltretutto, iper automatizzate e con tecnologie diverse ed è chiaro che di fronte al fatto che il lavoro è super tassato come lo è lo spazio fisico per fare impresa, l'imprenditore o adotta linee automatizzate che impiegano poco spazio oppure va all'estero. Sceglie Stati come la Repubblica Ceca o la più vicina Carinzia che fa ponti d'oro alle aziende italiane oppure, ancora, la Polonia dove il capitale umano è di buon livello e costa un terzo di meno rispetto al nostro. Mi spiace, ma le imprese sono apolidi: non hanno e non devono avere cioè passaporto, perché se ce l'anno finiscono per fare scelte irrazionali". 

Tre misure di politica industriale per arginare un fenomeno che è già esploso. Quali suggerisce?
"Emigrare, emigrare ed emigrare. E' impossibile arginarlo. La classe politica non è nè intenzionata a farlo nè è capace di farlo. E' inutile suggerirlo. Vuole che citi solamente la banda larga analizzata in lungo e in largo nel rapporto Caio?".

Prego...
"Tutte le ricerche spiegano che il calo di produttività del sistema Paese è largamente dovuto al fatto che non si è investito in processi e in modelli organizzativi che utilizzano le tecnologie. L'Italia si è ritirata in settori produttivi a basso valore aggiunto e a bassa tecnologia. Quindi, ci siamo paradossalmente spostati più vicino alla Cina e al Terzo Mondo: lavoriamo come i cinesi, veniamo pagati come i polacchi e paghiamo le tasse come italiani. Un sistema che fa molta fatica a stare in piedi".

Un processo irreversibile, dunque...
"Non è irreversibile, ma in questo momento non vedo nè una volontà politica nè gli stumenti per fare alcunchè Il governo sta parlando di cuneo fiscale, ma è soltanto marketing: abbiamo un gap da recuperare rispetto ai concorrenti tedeschi che è elevatissimo. Tagliare il cuneo di un punto percentuale sembra una presa in giro".

Oltre all'Inox Valley e riferendosi ai marchi e ai distretti italiani, quali altri sono a rischio implosione nel nostro Paese?
"Questa settimana se n'è appena andata la Fiat. La più grande azienda italiana. E' devastante. Un accadimento che la classe politica non ha nemmeno compreso. L'amministratore delegato Sergio Marchionne l'ha detto con estrema lucidità: non ci sono le condizioni legali, non c'è cioè lo Stato di diritto, le condizioni fiscali e giuslavoristiche per mantenere il quartier generale nel nostro Paese".

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