La Fiat non distribuirà la cedola. I conti deludono Piazza Affari

Sospensione in borsa per raffica di vendite. Il titolo Fiat crolla a Piazza Affari subito dopo la diffusione dei conti del 2013, numeri che hanno deluso le aspettative del mercato. L'utile della gestione ordinaria è risultato infatti in calo del 4% a oltre 3,39 miliardi (3,5 miliardi del 2012), rispetto ai 3,6 miliardi attesi.
A deludere gli investitori anche la decisione del Cda guidato da Sergio Marchionne di non distribuire il dividendo per non compromettere la cassa dopo l'acquisto della quota minoritaria in Chrysler.
Il Lingotto ha fatto sapere che nel solo quarto trimestre l'utile della gestione ordinaria è salito del 5% verso un anno prima a 931 milioni di euro (rispetto a stime degli analisti intorno a 1,14 miliardi) su ricavi in rialzo del 10% a 24 miliardi (+16% a parità di cambi).
Nell'intero esercizio 2013, il gruppo ha segnato ricavi in crescita del 3% a 86,8 miliardi (+7% a parità di cambi), un utile della gestione ordinaria in calo del 4% a oltre 3,39 miliardi, rispetto ad attese per circa 3,6 miliardi, e un utile netto per 1,95 miliardi (da 896 milioni nel 2012). Anche per l'utile della gestione ordinaria, in caso si faccia il raffronto a parità di cambi il risultato diventa positivo verso il 2012 di 100 milioni.

Quanto invece al risultato netto, c'è da considerare da una parte un impatto positivo da 1,5 miliardi legato a una voce che riguarda le imposte di Chrysler, dall'altra oneri atipici da 500 milioni. Al netto di queste due voci, l'utile netto del 2013 è risultato di 943 milioni, dagli 1,14 miliardi del 2012. Dalle tabelle presentate si evince poi che l'utile esclusa la gestione atipica (cioè le imposte e gli oneri suddetti) si trasforma in una perdita da 911 milioni nel 2013 per la sola Fiat esclusa Chrysler, in peggioramento di 124 milioni sul 2012.
Sul versante dell'indebitamento netto industriale, nel comunicato del Lingotto si legge che alla fine del 2013 era di 6,6 miliardi. I flussi di cassa positivi generati nell'ultimo trimestre tanto da Chrysler (1,4 miliardi) che da Fiat (300 milioni) hanno permesso di contenerlo rispietto agli 8,3 miliardi del 30 settembre. Nell'intero esercizio, l'indebitamento è stato contenuto per 100 milioni. Nell'anno è salita ancora la liquidità disponibile, che si è portata a 22,7 miliardi al 31 dicembre, 12,1 dei quali riferiti a Fiat e 10,6 a Chrysler.
Per quanto riguarda il 2014, il gruppo Fiat ha indicato obiettivi di ricavi per circa 93 miliardi di euro, utile della gestione ordinaria tra circa 3,6 e 4 miliardi di euro, utile netto tra circa 0,6 e 0,8 miliardi, in calo sul dato 2013, e indebitamento netto industriale in aumento e compreso tra 9,8 miliardi e 10,3 miliardi, includendo nella stima il pagamento a Veba (2,7 miliardi) per salire al 100% del capitale della controllata di Detroit. Il board ha deciso che nessun dividendo sarà distribuito agli azionisti Fiat per "mantenere un equilibrato livello di liquidità a seguito dell'acquisizione della quota minoritaria in Chrysler Group".
Al di là degli stretti numeri di bilancio, l'andamento dei ricavi testimonia un parziale recupero nell'area dell'Europa e del Mediterraneo, che ha ridotto le sue perdite di 233 milioni e vede ora un risultato della gestione ordinaria negativo per 470 milioni. In America Latina, invece, il Lingotto ha pagato cara l'inflazione: unita a un calo delle vendite ha determinato un calo dell'utile da gestione ordinaria del 41%. Positivo l'apporto dei marchi del lusso, in particolare di Maserati: nello scorso esercizio "ha triplicato il suo risultato portandolo a 171 milioni di euro". Insieme a Ferrari, il lusso contribuisce con oltre mezzo miliardo all'utile della gestione ordinaria.