I mercati vogliono la crescita e l'occupazione, condizione fondamentale per consentire alle finanze pubbliche di non soccombere all'indebitamento. E così, in un'Italia il cui il rapporto debito/Pil è ampiamente sopra il 120%, la stabilità politica è l'unica cosa che garantisce al prossimo governo la possibilità di mettere mano alle riforme (governabilità) per accrescere competitività, Pil e, di conseguenza, gettito fiscale. Vitale per rassicurare gli investitori internazionali.
Ciò che sta succedendo, però, nel panorama politico del nostro Paese a poco più di due settimane dal voto (con un possibile pareggio al senato) non fa dormire sonni tranquilli ai mercati dove infatti lo spread è risalito fino a sfondare quota 300. Borse europee deboli dopo le parole di Mario Draghi.
Piazza Affari chiude in calo con il Ftse Mib che ha segnato un -1,22% a 16.400 punti, mentre l'All Share ha ceduto l'1,39%. Gli indici hanno virato al ribasso al termine di una seduta in gran parte positiva, trainati da Wall Street che procede negativa. Lo spread tocca i 300 punti, per poi ritracciare a 296 punti base. Sul paniere principale milanese, giu' i bancari tranne Mps. In calo Eni ed Enel. Tonica Saipem.