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Non c'è solo Gerard Depardieu. Dopo l'aliquota al 75% sui ricchi, la Francia continua sulla strada delle riforme. Parigi starebbe pensando di modificare gli accordi fiscali con la Svizzera. Una volontà che il ministro delle finanze di Berna, Vaud Broulis Pascal, ha definito "una dichiarazione di guerra".

La Francia, infatti, non intende più offrire ai transalpine che abitano in Svizzera il beneficio della "doppia imposizione", una possibilità sancita da una convenzione siglata nel 1966. Con quell'intesa, la Francia permetteva ai propri cittadini residenti in Svizzera di pagare le tasse nel Paese d'adozione, a patto di sborsare un tasso fisso sui dividendi.   

Al momento, la Svizzera non è stata informato del cambio di rotta. E a Berna si dicono "sorpresi" e "scioccati" perché Parigi avrebbe straccaito una convenzione che, come tale "è un accordo, stretto da due parti e che non può essere sciolto unilateralmente". I miliardi in gioco non sono pochi: a fine 2010, in Svizzera risiedevano 5.445 stranieri, 2 mila dei quali francesi. 

Quello tra Svizzera e Francia è solo la dimostrazione più evidente di un crescente dislivello fiscale tra i Paesi europei. Il dibattito è stato rilanciato da Depardieu, in fuga verso la Russia dalla super-tassa di Hollande. Ma sono migliaia i casi di cittadini che decidono di trasferirsi in un altro Paese per tentare di tenere in tasca qualche soldo in più. Kpmg ha stilato una classifica degli Stati dove si pagano meno tasse. Prendendo in considerazione solo i redditi imponibili (cioè escludendo le imposte sui patrimoni), la Svizzera è imbattibile, seguita da Olanda e Lussemburgo. Ma, al di là dei soliti noti, anche Francia e Germania risultano convenienti , anche se solo per i redditi fino a 100mila euro. Per quelli più alti l'eldorado è rappresentato da Svizzera, Slovacchia e Lussemburgo. I Paesi più cari per le imposte sulle persone fisiche sono invece Svezia e Danimarca, anche se c'è da sottolineare come il modello "nordico" è caratterizzato da un livello altissimo di welfare.

Si tratta di una vera e propria concorrenza fiscale, che permette a un attore (e non solo) di scegliere il Paese di residenza in base alle tasse. I tentativi di attirare contribuenti non mancano: prima del crollo, la Spagna assicurava a chi guadagnava più di 600 mila euro un'aliquota del 24-25% per i primi 5 anni. Una manna per le società di calcio. Anche grazie a questa opportunità, Barcellona e Real hanno attirato i loro campioni. Una strada simile è stata scelta dalla Gran Bretagna: Londra ha abbassato l'aliquota sulle imprese di 2 punti (al 24%) e mira a tagliarla di un ulteriore punto percentuale all'anno. La tassazione irlandese al 12,5% ha fatto scuola: le mini-aliquote sulle imprese di Cipro e Bulgaria hanno attirato molte aziende greche, in fuga dalla recessione. Atene, in compenso, sta valutando la possibilità di azzerare i prelievi fiscali sulle pensioni degli stranieri che decidono di trasferirsi in Grecia. 
 

 

 

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