Mose, Meneguzzo tenta il suicidio in carcere
Un gesto estremo dettato dalla disperazione. Roberto Meneguzzo, il manager vicentino 58enne, amministratore delegato di Palladio Finanziaria, ha tentato il suicidio in carcere, dove si trovava dopo l'arresto avvenuto lo scorso 4 giungo nell’ambito dell’inchiesta sul Mose.
Un gesto che ha portato ieri il gip Alberto Scaramuzza, su parere positivo della Procura di Venezia, ad accogliere la richiesta di scarcerazione avanzata dal difensore di Meneguzzo posto ora ai domiciliari.
Il manager, secondo quanto riferisce il Corriere del Veneto, ha tentato di soffocarsi la notte tra il 18 e il 19 giugno nella sua cella di isolamento del carcere della Spezia.
Per l’ordinanza di arresto, Meneguzzo era "a conoscenza dell’illecita finalità perseguita" da Giovanni Mazzacurati, presidente del Consorzio Venezia Nuova, "lo metteva in contatto" con Marco Milanese. In qualità di "consigliere politico" dell’allora ministro Giulio Tremonti, Mazzacurati consegnò a Milanese 500 mila euro "personalmente", "al fine di influire sulla concessione dei finanziamenti del Mose e in particolare nel far inserire tra gli stanziamenti inclusi nella delibera Cipe n. 31/2010 e nei decreti collegati anche la somma relativa ai lavori gestiti dal Consorzio Venezia Nuova, inizialmente esclusa dal ministro, in violazione evidente dei principi di imparzialità e indipendenza".
I reati contestati a Meneguzzo, con Mazzacurati, Milanese, Spaziante e altri, sono quelli di corruzione e rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio.