
I mutui costano sempre meno. L'eccezione è l'Italia, dove il conto da pagare resta pesante: il tasso medio europeo è al 3,35%, quello medio al di qua delle alpi tocca il 4,05%. Solo il Portogallo fa peggio (4,40%). In Germania si paga il 2,92%, in Spagna il 3,06%. Fuori portata la Finlandia, all'1,99%. Traducendo in euro, significa che una famiglia italiana paga mediamente 900 euro in più all'anno rispetto a una tedesca. Perché una differenza così marcata? A determinare il costo dei mutui sono il tasso Euribor e uno spread, cioè il ricarico appliccato dalle banche per coprire il costo della raccolta e il rischio che il credito non rientri. Questo spread aumenta quando le tensioni sui mercati si accentuano.
Oggi il costo dei mutui è lontano dal massimo raggiunto a fine 2008, quando il tasso Euribor superò il 5%. Una nuova impennata è arrivata alla fine del 2011, al picco della crisi dell'Eurozona. Da allora, dopo l'intervento di Mario Draghi, capace di calmierare i mercati, il costo dei mutui ha iniziato a scendere, grazie a un tasso Euribor a tre mesi calato fino allo 0,189%. Negli altri Paesi europei, però, la flessione è stata molto più accentuata che in Italia. Il motivo? Nonostante uno scenario economico in via di miglioramento, le banche non hanno diminuito lo spread, fermo ai livelli applicati nel momento più profondo della crisi europea.